DANNI ALLA MEMORIA/Un farmaco in fase di sperimentazione potrebbe ridurre i danni da perdita di memoria dovuti all’esposizione prolungata alle radiazioni spaziali

Fulvia Croci 22 maggio 2018

I trattamenti anti-radiazioni saranno fondamentali per le prossime missioni umane su Marte. Lo afferma uno studio dell’Università della California che ha identificato il primo potenziale trattamento per i danni cerebrali causati dall’esposizione prolungata alle radiazioni spaziali. Gli astronauti che si avventureranno oltre il campo magnetico protettivo della Terra saranno esposti a livelli di radiazione cosmica 1000 volte superiori a quella sperimentata sul nostro pianeta o sulla Stazione Spaziale Internazionale e la protezione degli astronauti da queste radiazioni nocive sarà fondamentale per rendere possibile un giorno la colonizzazione di un altro pianeta. Il team di scienziati impegnati nella ricerca ha evidenziato che l’esposizione alla radiazione spaziale provoca problemi di memoria e modifica il comportamento sociale nelle cavie da laboratorio.

Secondo i ricercatori questi sintomi sarebbero collegati con l’attivazione delle cellule della microglia che si occupano della prima e principale difesa immunitaria attiva nel sistema nervoso centrale. L’attivazione di tali cellule, contribuisce all’infiammazione cerebrale in un modo simile a quello osservato durante i processi legati alla progressione del Morbo di Alzheimer. «Il nostro studio evidenzia che l’esposizione prolungata alle radiazioni cosmiche potrebbe influenzare le funzioni cerebrali sul lungo periodo – dice Susanna Rosi, autrice principale dello studio –    al momento non abbiamo una cura preventiva che possa proteggere gli astronauti da questo rischio». Gli esperimenti sono stati condotti presso il Nasa Space Radiation Laboratory dove le cavie da laboratorio sono state esposte per un giorno a una quantità di radiazione simile a quella presente nello spazio profondo.

Successivamente, alcuni dei topi sono stati trattati per 15 giorni con il Plx5622, un farmaco prodotto da Plexxicon che dovrebbe prevenire i deficit cognitivi causati dalla radioterapia utilizzata nella cura del cancro. I topi irradiati inizialmente non mostravano deficit cognitivi ma dopo tre mesi hanno evidenziato segni di deterioramento della memoria. A differenza dei primi, i topi trattati con il farmaco non mostravano alterazioni particolari a livello cerebrale. Composti simili al Plx5622 sono già parte di diversi studi clinici per dimostrarne l’efficacia come coadiuvante in numerosi tipi di cancro e –  se lo studio avrà seguito – potrebbero essere utilizzati nel volo spaziale e per la prevenzione dei deterioramenti cognitivi dovuti a radioterapie o all’avanzare dell’età.