I super flares, o brillamenti, sono eruzioni sulla superficie stellare che rilasciano una grande quantità di radiazioni e particelle energetiche nello spazio interplanetario e possono essere da 10 a 1000 volte più potenti di quelli emessi dal nostro Sole. Le radiazioni ultraviolette rilasciate da questi brillamenti possono colpire i pianeti e, a seconda della quantità che li investe, renderli inospitali alla vita. Un team di ricercatori dell’University of North Carolina, a Chapel Hill, ha misurato per la prima volta la temperatura di un ampio campione di super flares.
La ricerca, pubblicata su Astrophysical Journal, è stata effettuata utilizzando i dati dell’Evryscope telescope array della Unc-Chapel Hill e del Transiting Exoplanet Survey Satellite (Tess) della Nasa impegnati simultaneamente nell’osservare l’ampio campione di super flares.
I risultati hanno messo in evidenza una relazione statistica tra le dimensioni del super flare e della sua temperatura, inoltre, la temperatura predirebbe anche la quantità di radiazioni ultraviolette. Sapere la quantità di radiazione Uv che investe un pianeta consentirebbe ai ricercatori di determinarne l’abitabilità o meno.
«Questi risultati potrebbero aiutare a selezionare i sistemi planetari da osservare con il telescopio spaziale James Webb della Nasa, proprio sulla base dell’attività di flaring del sistema» ha commentato il coautore della ricerca Nicholas M. Law, professore presso la Unc-Chapel Hill e principale ricercatore dell’Evryscope telescope.
Immagine in evidenza: La cupola dell’Evryscope che si affaccia sul Pacifico, in Cile. Unc-Chapel Hill