Svelato l’identikit di un quintetto di corpi celesti dai nomi derivanti da celebri personaggi di opere di William Shakespeare e Alexander Pope: si tratta di Titania, Oberon, Umbriel, Ariel e Miranda, ovvero le cinque maggiori lune di Urano, il settimo pianeta del Sistema Solare scoperto da William Herschel nel 1781. Il gruppo è al centro di un nuovo studio di Astronomy & Astrophysics (articolo: “Herschel-Pacs photometry of the five major moons of Uranus”), che ne ha analizzato la composizione servendosi dei dati raccolti dall’osservatorio spaziale Herschel dell’Esa (attivo dal 2009 al 2013). L’indagine è stata condotta da un team di astronomi tedeschi ed ungheresi, coordinato dal Max Planck Institute for Astronomy di Heidelberg.

Gli studiosi hanno utilizzato soprattutto i dati di uno dei tre strumenti di Herschel, la camera Pacs (Photodetector Array Camera and Spectrometer), sensibile alle lunghezze d’onda comprese tra 70 e 160 micrometri. Nello specifico, sono state misurate le radiazioni infrarosse dei cinque satelliti naturali, prodotte in seguito al riscaldamento della loro superficie da parte del Sole. I risultati dell’analisi, resa possibile dalla qualità dei dati (raccolti quando Urano si trovava in una posizione particolarmente favorevole), suggeriscono che tali lune siano simili ai pianeti nani come Plutone. Gli scienziati hanno riscontrato che, inaspettatamente, le superfici del quintetto trattengono bene il calore e in paragone si raffreddano con lentezza: un comportamento di questo tipo è proprio di oggetti celesti compatti con ‘volti’ ghiacciati e irregolari ed è in base a questo fattore che hanno ipotizzato una somiglianza con i pianeti nani.

Decisamente diverso il comportamento di altre lune della ‘famiglia’ di Urano (in tutto quelle conosciute sono 27) che, sempre tramite i dati di Pacs, hanno mostrato proprietà termiche differenti. Tali discrepanze le fanno sembrare simili ai cosiddetti oggetti trans-nettuniani, corpi celesti delle regioni esterne del Sistema Solare, e potrebbero giustificare l’ipotesi di una ‘cattura’ da parte di Urano in un periodo successivo alla loro formazione.

Il gruppo di lavoro ha dovuto un po’ faticare per estrapolare dai dati di Pacs quelli relativi alle cinque lune: infatti, la forte brillantezza di Urano ha creato dei problemi nella valutazione delle informazioni. Tuttavia, secondo gli autori del saggio, i risultati dimostrano che, utilizzando in maniera innovativa le tecnologie più appropriate, si possono fare nuove scoperte anche in aree remote del Sistema Solare e che non sempre occorrono complesse missioni planetarie.

In alto: a sinistra, la posizione delle cinque lune rispetto a Urano – a destra, immagine a colori falsati realizzata con i dati di Pacs (Crediti: T. Müller (HdA)/Ö. H. Detre et al./Mpia)