Il ghiaccio delle regioni estreme della Terra ‘parla’ e restituisce i segni di un evento traumatico avvenuto in un remoto passato: una tempesta solare particolarmente violenta, ma verificatasi in un periodo in cui il Sole avrebbe dovuto essere tranquillo.
Il singolare avvenimento è al centro di uno studio recentemente pubblicato su Nature Communications (articolo: “Cosmogenic radionuclides reveal an extreme solar particle storm near a solar minimum 9125 years Bp”); l’indagine, il cui primo autore è la ricercatrice italiana Chiara Ileana Paleari, è stata condotta da un team di scienziati europei con il coordinamento del Dipartimento di Geologia dell’Università di Lund (Svezia).
Gli autori del saggio hanno analizzato il ghiaccio da campioni estratti tramite carotaggio dalla Groenlandia e dall’Antartide e hanno trovato appunto evidenza di una tempesta solare estrema avvenuta poco meno di 9200 anni fa. Sono rimasti piuttosto stupiti nel constatare che un evento così impetuoso sia avvenuto in concomitanza di una delle fasi di quiescenza del Sole, quando il nostro pianeta avrebbe dovuto essere meno esposto a queste ‘intemperanze’.
Episodi di questo genere, infatti, si verificano nei periodi in cui la nostra stella è particolarmente in fermento e rilascia maggiori quantità di energia da cui possono svilupparsi tempeste geomagnetiche; questi fenomeni, com’è noto, possono causare blackout energetici e disturbi nei sistemi di comunicazione.
I ricercatori, con un lavoro lungo e complesso, sono riusciti a risalire alla tempesta setacciando i campioni a caccia di berillio-10 e cloro-36: si tratta di due isotopi radioattivi, di cui hanno riscontrato dei picchi in un’insolita connessione con una fase di tranquillità solare. Questi isotopi sono prodotti dalle particelle cosmiche ad alta energia che raggiungono la Terra e che possono essere conservati nel ghiaccio e nei sedimenti.
Se una tempesta di tale portata si fosse verificata oggi – affermano gli studiosi – le conseguenze sarebbero state devastanti: si sarebbero verificati non solo interruzioni nell’erogazione di energia elettrica e disturbi nelle comunicazioni, ma anche danni ai satelliti, rischi per il trasporto aereo e persino per la salute degli astronauti.
Secondo il team della ricerca, la possibilità di tempeste solari così ampie non è sufficientemente contemplata nelle attuali valutazioni di rischio: risulta quindi di fondamentale importanza l’analisi di quello che tali fenomeni possono significare per la tecnologia attuale, per poter poi studiare al meglio le più opportune strategie di contenimento.
In alto: il Sole in un’immagine della sonda Sdo della Nasa (Crediti: Nasa’s Goddard Space Flight Center/Sdo)
In basso: le analisi sulla carota di ghiaccio (Crediti: Raimund Muscheler)