La nostra galassia ospita un gran numero di esopianeti e la scoperta di nuovi sistemi planetari solleva spesso interrogativi sui processi che hanno contribuito alla loro formazione. Ora uno studio condotto dalla Carnegie University e dall’Università di Exeter pubblicato il 3 settembre su Science e realizzato grazie ai dati del Very Large Telescope  dell’Eso e dell’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array  ha risposto a un quesito sull’architettura dei sistemi multi stellari:  come mai i pianeti  ospitati in questo tipo di sistemi sono separati da ampi spazi e non orbitano sullo stesso piano del centro equatoriale della loro stella ospite?

«Nel nostro Sistema Solare i pianeti e molti altri oggetti minori orbitano su un piano piatto attorno al Sole -spiega Jaehan Bae autore dello studio –  ma in alcuni sistemi distanti i pianeti orbitano su una pendenza a volte molto ripida. Comprendere le origini di angoli orbitali estremamente obliqui come questi potrebbe aiutare a rivelare dettagli sul processo di formazione planetaria».

Le stelle nascono all’interno di nursery composte da gas e polveri chiamate nubi molecolari che spesso si formano in piccoli gruppi di due o tre. Le stelle neonate sono circondate da dischi rotanti di materiale che cresce continuamente fino a formare piccoli pianeti. Le strutture di questi dischi determinano la distribuzione dei pianeti che si formano da esso, anche se gran parte di questo processo è ad oggi sconosciuto.

Ora Il team della Carnegie provato che le interazioni gravitazionali tra i membri di sistemi multi-stellari possono deformare o distruggere i loro dischi, provocando anelli disallineati che circondano i pianeti.  Per scoprirlo gli scienziati hanno osservato per undici anni un candidato ideale: il sistema a tre stelle di Gw Orionis situato a poco più di 1300 anni luce di distanza da noi nella Costellazione di Orione. «Le immagini fornite dai telescopi cileni – continua Stefan Kraus dell’Università di Exeter – rivelano che il disco di Gw Orionis non è affatto piatto anzi appare deformato e ha un anello disallineato che si è staccato dal disco».

Dopo le prime osservazioni gli scienziati hanno testato i risultati con altre simulazioni confermando che il disallineamento osservato nelle orbite delle tre stelle potrebbe aver causato la frattura del disco negli anelli distinti. «Riteniamo che saremo in grado di scoprire molti altri pianeti su orbite oblique in futuro – conclude Bae – lo studio effettuato su Gw Orionis dimostra che teoria e osservazione pratica possono influenzarsi positivamente e a vicenda».