Gli scienziati della Curtin University hanno fatto luce sui primi tumultuosi momenti di vita del protopianeta Vesta, il secondo più grande del nostro Sistema Solare. Nel 2011 Vesta è stato osservato dalla sonda Nasa Dawn che ha rivelato parte della sua complessa storia geologica. Secondo gli scienziati conoscere di più sull’evoluzione di questo protopianeta aiuterebbe la ricerca a fare luce sulla storia primordiale dei pianeti del Sistema Solare.
«Vesta è l’unico asteroide in gran parte intatto che mostra una differenziazione completa – commenta Fred Jourdan autore della ricerca – ha un nucleo metallico, un mantello di silicato, una sottile crosta basaltica ed è anche molto piccolo, con un diametro di circa 525 chilometri. E’ come trovarsi dinanzi a un pianeta in miniatura più facile da studiare rispetto a quelli di dimensioni maggiori».
I ricercatori hanno utilizzato dei campioni di meteoriti vulcanici attribuiti a Vesta rinvenuti in Antartide, con l’obiettivo di studiare in modo più approfondito la storia del protopianeta. Vesta è stato vulcanicamente attivo per almeno 30 milioni di anni dopo la sua formazione, avvenuta oltre 4,5 miliardi di anni fa. Sebbene questo periodo possa sembrare breve, in realtà è significativamente più lungo di quanto previsto dalla maggior parte degli altri modelli numerici ed è inaspettato per un asteroide così piccolo.
Secondo i ricercatori diverse sacche di magma sarebbero sopravvissute su Vesta e avrebbero contribuito a creare un oceano di magma all’interno che si sarebbe raffreddato lentamente nel corso del tempo. La ricerca ha anche individuato l’arco temporale in cui Vesta è stato colpito da asteroidi che hanno creato crateri profondi più di dieci chilometri, scolpendo letteralmente la sua crosta.
Successivamente i ricercatori hanno calcolato il tempo di raffreddamento della profonda crosta di Vesta. Alcune di queste rocce erano posizionate troppo in profondità per poter risentire degli impatti degli asteroidi ma – essendo più vicine al mantello – erano fortemente influenzate dal gradiente di calore naturale emesso da Vesta e di conseguenza hanno subito una metamorfosi.
«I nostri dati confermano che i primi flussi di lava su Vesta furono sepolti in profondità da quelli più recenti creando una sovrapposizione di strati – continua Trudi Kennedy co- autore della ricerca – e il calore del mantello ha modificato le rocce».
Il team ha concluso che i meteoriti analizzati sono stati espulsi da Vesta a causa di un forte impatto avvenuto probabilmente 3,5 miliardi di anni fa. Questi frammenti si sono uniti fino a formare un asteroide e in questo modo sono stati protetti da impatti successivi. La ricerca ha fornito diverse nuove informazioni sui primi 50 milioni di anni di esistenza di Vesta. «Le recenti scoperte- conclude Kennedy – sollevano dei dubbi anche sulla durata del vulcanismo sulla Terra: se è durato più a lungo del previsto su Vesta allora la stessa cosa potrebbe essersi verificata sul nostro pianeta. Gli studi del futuro dovranno tenerne conto».