L’Europa entra ufficialmente in una nuova era per il trasporto di nanosatelliti. Unendosi in grande stile agli Stati Uniti, dove il trasporto di cubesat in rideshare – una sorta di versione spaziale del car sharing – è ormai la normalità. A segnare il traguardo è stato il successo del lanciatore europeo Vega, partito la notte del 3 settembre dalla base di Kourou nella Guiana francese quando in Italia erano le 3.51.
Il liftoff è avvenuto dopo una serie di rinvii, prima per l’emergenza coronavirus e poi per ripetute condizioni di maltempo. Ma l’attesa è stata ripagata con un lancio da manuale. Il razzo dell’Esa progettato e costruito in Italia da Avio ha rilasciato nello spazio, su quote orbitali diverse, ben 53 piccoli satelliti da 1 a 400 kg, per 21 clienti di 13 diversi Paesi.
A bordo anche DIDO3, laboratorio di microgravità nato dalla collaborazione tra le agenzie spaziali italiana e israeliana. DIDO3 trasporta a sua volta quattro esperimenti congiunti italo-israeliani nei settori della ricerca biologica e farmacologica, che per il nostro paese vedono coinvolti l’Università Federico II di Napoli, l’Università di Roma 3, l’Università di Roma Tor Vergata e l’Università di Bologna.
Lanciare 53 satelliti allo stesso tempo è un record assoluto per un vettore del vecchio continente, che promette da qui in avanti di incentivare la space economy internazionale rivoluzionando i servizi spaziali europei. E utilizzando una tecnologia all’avanguardia. Con il lancio di oggi, Vega ha infatti inaugurato lo Small Spacecraft Mission Service (SSMS), un sistema di trasporto e rilascio in orbita nuovo di zecca.
SSMS ottimizza lo spazio disponibile sul razzo grazie a una progettazione modulare, che usa una tecnologia a pannelli “sandwich” in alluminio ricoperti da fibra di carbonio. Questo rende la piattaforma estremamente adattabile, cambiando così il modo di mandare in orbita i nanosatelliti. Tanto che SSMS sarà utilizzato anche sul successore di Vega, il futuro Vega C.