La Terra è circondata da milioni di detriti che le orbitano attorno, frammenti lasciati dai precedenti lanci spaziali, da esplosioni e collisioni in orbita e da satelliti in disuso, alcuni molto piccoli altri più grandi, tutti comunque pericolosi. 

Detriti spaziali. Esa

È quindi di vitale importanza tenere sotto controllo le traiettorie di questi detriti per evitare che si scontrino con satelliti e sonde spaziali. Per misurare la loro posizione si è sempre utilizzato il laser, ma, fino a oggi, era possibile rilevare i rifiuti spaziali solamente durante la breve finestra delle ore del crepuscolo, quando le stazioni di raggio laser sulla Terra si trovano al buio e i raggi del Sole riescono ancora ad illuminare i detriti. Un nuovo metodo ha però dimostrato che è possibile utilizzare il raggio laser e riuscire a misurare la loro distanza anche in pieno giorno, con il cielo illuminato dalla luce del Sole. 

Nello studio sono stati utilizzati una combinazione di speciali telescopi, rilevatori e filtri a lunghezze d’onda specifiche. I ricercatori dell’Esa hanno scoperto che è possibile aumentare il contrasto degli oggetti rispetto al cielo di giorno, rendendo visibile ciò che prima non lo era.

«Usando questa nuova tecnica sarà possibile rintracciare oggetti precedentemente invisibili che erano nascosti nel cielo. Ciò significa che possiamo lavorare tutto il giorno con il raggio laser per supportare la prevenzione delle collisioni», ha spiegato Tim Flohrer, capo dell’Esa space debris office.

Con questa nuova tecnica, durante i test sono stati osservati, nel cielo illuminato dalla luce del Sole,  ben 40  diversi detriti. Questo aiuterà a migliorare le previsioni dell’orbita dei rifiuti spaziali, aumentato il tempo per osservarli e sarà possibile tenere i veicoli spaziali al sicuro da possibili collisioni.

Lo sviluppo di tali tecnologie è l’obiettivo primario del programma di sicurezza spaziale dell’Esa che prevede la progettazione di una nuova stazione laser accanto alla nota Optical Ground Station alle Isole Canarie.

Immagine in apertura: Un raggio laser verde proveniente dall’ESA’s Optical Ground Station