Cosa accumuna la maggior parte delle stelle variabili pulsanti? Il loro ‘battito’ è sempre irregolare. O almeno così si pensava.
Un nuovo studio, condotto attraverso i dati del telescopio spaziale Tess della Nasa, ha identificato per la prima volta un ritmo regolare in una classe di oggetti stellari. Il gruppo di stelle preso in esame, con dimensioni intermedie che vanno da 1,5 a 2,5 volte la massa del nostro Sole, è conosciuto come stelle Delta Scuti, il cui nome deriva da quello della stella variabile nella costellazione dello Scutum.
Studi precedenti condotti su questa classe di stelle avevano rilevato molte pulsazioni, senza riuscire a determinarne schemi chiari. Per la prima volta, invece, la ricerca è riuscita a rilevare modalità di pulsazione estremamente regolari in 60 stelle Delta Scuti, situate tra i 60 e i 1400 anni luce di distanza.
La particolarità di questa classe di oggetti stellari è che possono avere pulsazioni sia radiali che non radiali; il loro studio può offrire molte informazioni sulla loro struttura e sul loro interno, in modo analogo a come lo studio dei terremoti terrestri ci da informazioni sulla struttura interna del nostro pianeta.
Spesso la loro curva di luce non è simmetrica o comunque altamente periodica come tutte le altre stelle pulsanti. Per questo motivo, spiega Daniel Hey, studente all’Università di Sydney e coautore del documento: «Avevamo bisogno di elaborare tutte le 92.000 curve di luce, che misurano la luminosità di una stella nel tempo. Da qui abbiamo dovuto tagliare il rumore, lasciandoci con i chiari schemi delle 60 stelle identificate nello studio. I dati incredibilmente precisi della missione Tess della Nasa ci hanno permesso di eliminare il rumore, permettendoci così di rilevarne la struttura».
La struttura interna delle stelle è stata per molto tempo un mistero per la scienza. Negli ultimi decenni, però, gli astronomi sono riusciti a determinarla osservando le oscillazioni delle stelle attraverso lo studio delle pulsazioni.
L’identificazione di schemi regolari in questa classe di oggetti amplierà la portata dell’astrosismologia, il ramo della scienza che studia le strutture interne delle stelle, verso nuove frontiere.
I risultati dello studio permetteranno agli esperti non solo di saperne di più sul comportamento di stelle lontane, ma anche di studiare come il nostro Sole produce macchie solari e ottenere informazioni estremamente accurate sulla sua temperatura, composizione chimica e persino sulla produzione di neutrini, che potrebbero rivelarsi importanti nella nostra caccia alla materia oscura.
Lo studio è stato pubblicato su Nature.