Sono tra gli ecosistemi più produttivi e ricchi di biodiversità, ospitano il 40% delle specie animali e vegetali esistenti sulla Terra, ma sono estremamente delicati e stanno diminuendo ad un tasso allarmante: si tratta delle zone umide, ovvero quelle aree che la Convenzione Internazionale di Ramsar del 1971 definisce, all’Art. 1, come “(…) le paludi e gli acquitrini, le torbiere oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente, dolce, salmastra, o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri”.

Come avviene per altre aree ed ecosistemi del nostro pianeta, la tecnologia spaziale può essere un elemento chiave nella protezione e nella gestione oculata delle zone umide, la cui importanza è riconosciuta anche con una giornata internazionale che si celebra il 2 febbraio di ogni anno. Il monitoraggio dallo spazio, quindi, fa la differenza e anche per questo tipo di ecosistema sono attivi con il loro sguardo vigile i satelliti Sentinel del programma Copernicus della Commissione Europea; in particolare, ad essere coinvolti sono Sentinel 1 e 2, i cui dati (unitamente a quelli della missione Nasa-Usgs Landsat) sono stati utilizzati per realizzare delle mappe tematiche nell’ambito del progetto GlobWetland Africa dell’Esa.

Le aree umide africane sono messe a dura prova dall’inquinamento e da un utilizzo non razionale delle loro risorse per l’agricoltura. A livello globale, la situazione comunque non è rosea: il report 2018 della Convenzione di Ramsar evidenzia che tra il 1970 e il 2015 è andato perduto il 35% di tali zone, che, ad oggi, si stanno dileguando ad un ritmo tre volte più rapido rispetto a quello delle foreste. Le mappe realizzate per il progetto GlobWetland Africa riguardano le zone umide dell’Uganda e in particolare il Lago George (in alto – crediti: Esa), che nel 1988 è stato designato come primo ‘sito Ramsar’ del paese. La mappatura di questi delicati ecosistemi è il primo passo per dar vita ad un programma di protezione e ripristino.

Il progetto dell’Esa è stato ideato in collaborazione con il team africano della Convenzione di Ramsar ed è un insieme di strumenti per la conservazione, la gestione e l’utilizzo razionale delle aree umide. Le osservazioni satellitari, che si giovano di un punto di vista unico, si rivelano fondamentali soprattutto per misurare l’estensione di tali zone, i loro cambiamenti nel tempo e il livello di qualità delle loro acque, per comprendere quali siano i fattori di minaccia e come intervenire per salvare una tipologia di ecosistema che gioca un ruolo vitale per l’ambiente terrestre.

Nell’immagine in basso, la mappatura delle aree umide del Lago George basata sui dati dei satelliti Sentinel (Crediti: Esa GlobWetland Africa, Itc/Dhi Gras).