La vasta ‘famiglia’ degli esopianeti si arricchisce di tre nuovi rappresentanti, di cui uno appare ‘inedito’: sono i mondi individuati recentemente nei sistemi delle stelle GJ 180, GJ 229A e GJ 433, particolarmente vicine al Sistema Solare (39,5 anni luce di distanza per la prima, solo 19 per la seconda e 29,5 per la terza). La scoperta, pubblicata su The Astrophysical Journal (articolo: “Search for Nearby Earth Analogs. II. Detection of Five New Planets, Eight Planet Candidates, and Confirmation of Three Planets around Nine Nearby M Dwarfs”), è stata condotta da un team internazionale di scienziati, coordinato dalla Carnegie Institution for Science.

Gli studiosi, per la loro indagine, hanno utilizzato soprattutto i dati relativi a 33 stelle rosse e vicine, raccolti dallo spettrografo Uves del telescopio Vlt dell’Eso. Ulteriori verifiche sono state effettuate con serie di dati ottenute da altri strumenti, quali lo spettrografo Pfs dell’osservatorio di Las Campanas, lo strumento Harps dell’osservatorio Eso di La Silla e lo spettrometro Hires dell’osservatorio Keck.

Il terzetto che si è affacciato sulla scena fa parte di un gruppo di cinque esopianeti di recente scoperta ed è costituito da un Nettuno ‘freddo’ e due super Terre temperate potenzialmente abitabili. Questi ultimi due corpi celesti, che orbitano intorno a GJ 180 e GJ229A, hanno dimensioni pari – rispettivamente – ad almeno 7,5 e 7,9 volte quelle della Terra e compiono il loro ‘girotondo’ in 106 e 122 giorni. Il pianeta GJ 180d, al momento, ha il primato di essere la più vicina Super Terra temperata, mentre il suo omologo GJ 229Ac ha anche la peculiarità di trovarsi in un sistema in cui la stella ospite ha come compagna una nana bruna, vale a dire un oggetto celeste che non riesce a sostenere il processo di fusione dell’idrogeno. Appartiene al sistema di GJ 433 il Nettuno ‘freddo’, probabilmente il primo di questa categoria ad essere individuato: questo pianeta, simile all’ottavo membro del Sistema Solare per la massa, orbita ad una distanza dalla sua stella tale da far congelare l’acqua di superficie. Allo stato attuale, si tratta del corpo celeste più vicino, più grande e più freddo tra quelli che hanno qualche somiglianza con Nettuno.

I nuovi mondi sono stati individuati con il metodo della velocità radiale, che si basa sugli effetti delle interazioni gravitazionali tra pianeti e stelle; queste ultime, infatti, subiscono l’influenza della gravità planetaria che provoca piccole oscillazioni – rilevabili con gli attuali strumenti a disposizione della comunità scientifica – nella loro orbita. Le stelle rosse, che hanno una massa contenuta e sono le più diffuse nella Via Lattea, sono il target primario per cercare, con questa tecnica, esopianeti simili alla Terra; inoltre, rispetto ad altre categorie di ‘colleghe’, sono quelle che con maggiore probabilità possono ospitare corpi celesti nella cosiddetta zona abitabile.

Nell’immagine in alto, un’elaborazione artistica di GJ 180d (Crediti: Robin Dienel, courtesy of the Carnegie Institution for Science)