Ogni anno più della metà dei fiumi della Terra si gelano integrandosi nelle reti di trasporto per comunità e industrie situate ad alte latitudini. E non va dimenticato che la copertura del ghiaccio regola anche la quantità di gas serra rilasciati dai fiumi nell’atmosfera terrestre.

C’è quindi da preoccuparsi se un nuovo studio condotto da ricercatori dell’Università della Carolina del Nord presso il Dipartimento di Scienze geologiche di Chapel Hill afferma che la copertura annuale di ghiaccio fluviale durerà sei giorni in meno l’anno per ogni aumento di un grado Celsius delle temperature globali. Un declino che avrà conseguenze economiche e ambientali importanti. Lo studio, “Il passato e il futuro del ghiaccio fluviale globale”, è stato pubblicato il 1 gennaio sulla rivista Nature ed è il primo studio a guardare il futuro del ghiaccio fluviale su scala globale.

«Abbiamo utilizzato più di 400.000 immagini satellitari prese in un periodo di 34 anni per misurare quali fiumi si congelano stagionalmente in tutto il mondo, circa il 56% di tutti i grandi fiumi», spiega Xiao Yang, studioso post dottorato nel dipartimento di scienze geologiche dell’Università della Carolina del Nord e primo autore della ricerca. «Abbiamo rilevato un declino generalizzato nella copertura mensile dei ghiacci fluviali. E la tendenza prevista di futura perdita di ghiaccio potrebbe portare a sfide economiche per le persone e le industrie lungo questi fiumi, oltre ad una modifica dell’andamento stagionale delle emissioni di gas serra».

Il team ha anche esaminato le modifiche della copertura del ghiaccio fluviale nel corso degli anni in passato e ha modellato i cambiamenti previsti per il futuro. Confrontando la copertura del ghiaccio fluviale il team ha riscontrato un calo globale mensile che varia da 0,3 a 4,3 punti percentuali tra i periodi dal 2008-2018 rispetto al 1984-1994. Il declino maggiore è stato riscontrato nell’altopiano tibetano, in Europa orientale e in Alaska.

Le previsioni per il futuro avanzate dai ricercatori autori dello studio parlano nei prossimi decenni di un calo mensile di glaciazione dei fiumi nell’emisfero settentrionale che vanno dal 9-15% nei mesi invernali e dal 12-68% durante la primavera e l’autunno. Le Montagne Rocciose, gli Stati Uniti nord-orientali, l’Europa orientale e l’altopiano tibetano dovrebbero subirne le maggiori conseguenza.

«In definitiva, ciò che questo studio mostra è il potere di combinare enormi quantità di immagini satellitari con modelli climatici per aiutare a proiettare meglio il modo in cui il nostro pianeta cambierà», conclude Tamlin Pavelsky, professore associato di idrologia globale dell’Università della Carolina del Nord.