E se l’Universo non fosse piatto come asserisce il modello cosmologico attuale? Il quesito è al centro di un nuovo studio guidato da un team dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma. I risultati della ricerca sostengono che l’Universo abbia una forma curva e che sia chiuso come un pallone gigante. Lo studio si è basato sull’elaborazione dei dati relativi alla radiazione cosmica di fondo – comunemente definita come il residuo del Big Bang –  ottenuti nel 2018 grazie al satellite europeo Planck.

Alcune anomalie riscontrate nello spettro della radiazione cosmica di fondo (ne abbiamo parlato qui) suggerirebbero l’ipotesi di un Universo curvo. Una in particolare riguarda l’effetto lente gravitazionale, ovvero una deformazione apparente dell’immagine dei corpi celesti la cui luce emessa si trovi a passare nei pressi delle masse che producono la curvatura dello spazio-tempo. Tale effetto risulta essere più intenso del previsto, piegando, distorcendo le microonde della radiazione cosmica di fondo molto più di quanto dovrebbe. Secondo il team di ricercatori è proprio questa anomalia che spiegherebbe l’ipotesi di un universo curvo e chiuso.

«I nuovi dati ottenuti da Planck  mostrano che l’Universo è solo il 4% più curvo di quanto si pensasse. Questa percentuale è però sufficiente a creare una discordanza con le rimanenti osservazioni astrofisiche, mostrando tensioni e differenze», spiega Alessandro Melchiorri, autore principale dello studio.

«Il modello di Universo oggi più accreditato e che finora ha superato brillantemente un numero considerevole di verifiche sperimentali è quello di un Universo in espansione infinita a partire da un Big Bang primordiale. Una delle predizioni fondamentali del modello è che la sua geometria sia Euclidea, vale a dire un Universo piatto», spiega Eleonora di Valentino, ricercatrice. «La teoria della Relatività Generale lascia tuttavia aperta la possibilità a geometrie differenti. Secondo la teoria della Relatività Generale la materia influisce sulla geometria dello spazio che la contiene. In particolare, se consideriamo distanze cosmologiche, pari a miliardi di anni luce, è possibile che la geometria non sia quindi Euclidea». Qualora i risultati venissero confermati metterebbero in crisi tutto ciò che sappiamo nel campo della fisica. Lo studio è stato pubblicato su Nature Astronomy.