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Distese brulle punteggiate da migliaia di collinette ricche di minerali argillosi: è questo il paesaggio della Mawrth Vallis di Marte, regione dell’emisfero settentrionale del pianeta protagonista di un nuovo studio di Nature Geoscience. La ricerca, condotta da un team di scienziati del Museo di Storia Naturale di Londra e della Open University, si basa su una pluralità di dati e immagini acquisiti da varie sonde, tra cui Mars Reconnaissance Orbiter della Nasa e Mars Express dell’Esa.
Il gruppo di lavoro ha scoperto che queste formazioni collinari, la cui altezza può raggiungere anche mezzo chilometro, sono i resti di antichi altipiani modellati dall’erosione. Il processo, che ha ridotto pesantemente le dimensioni delle alture, sarebbe avvenuto miliardi di anni fa e avrebbe spazzato via centinaia di chilometri di terreno.
I piccoli rilievi sono costituiti da depositi sedimentari contenenti minerali argillosi: questo dettaglio, secondo i ricercatori, evidenzia che anticamente le rocce dovevano essere immerse nell’acqua. Le falde argillose, formatesi in seguito all’interazione tra acqua e roccia, appaiono schiacciate come in una sorta di sandwich tra strati non argillosi più vecchi, situati al di sotto, e più recenti, posti invece al di sopra. Gli scienziati ritengono che questa alternanza sia indicativa dei diversi eventi geologici verificatisi nella storia di Marte.
Le collinette, quindi, costituiscono una specie di archivio perché avrebbero preservato le tracce dell’andamento dell’acqua sul Pianeta Rosso e potrebbero essere un luogo privilegiato per future missioni esplorative mirate a scoprire se Marte abbia mai avuto un oceano. Lo studio, infine, evidenzia che dal punto di vista geologico le alture sono connesse alla vicina distesa pianeggiante di Oxia Planum, il luogo scelto per l’atterraggio e le future esplorazioni del rover Rosalind Franklin dell’Esa.
Gli autori del saggio ritengono che Marte possa essere rappresentativo delle antiche condizioni della Terra: data l’assenza di placche come quelle del nostro pianeta, Marte ha infatti mantenuto la maggior parte delle sue strutture geologiche. «Più missioni visiteranno il Pianeta Rosso, più saremo in grado di scavare nella storia del nostro pianeta per scoprire come è iniziata la vita» ha commentato Joe Mc Neil, ricercatore del Museo di Storia Naturale e primo autore del paper.
Lo studio fa parte del progetto di ricerca ‘Planetary Origins and Evolution’ che esplora le origini e i processi sottesi all’evoluzione della Terra, della Luna e, più in generale, dei sistemi planetari.
In alto: le collinette analizzate nello studio. Le aree chiare sono ricche di minerali argillosi (Crediti: Esa/Tgo/Cassis, Nasa/Jpl/Msss/The Murray Lab)