È uno dei satelliti naturali più celebri nella vasta ‘famiglia’ che accompagna Saturno, porta il nome di un gigante della mitologia classica e ha fatto spesso parlare di sé per l’oceano situato sotto la sua superficie, nascosto da uno spesso strato di ghiaccio: sono i tratti salienti di Encelado, la sesta luna del pianeta (in ordine di grandezza), che torna agli onori della cronaca per la presenza di composti organici nei suoi granelli di ghiaccio. L’individuazione di queste sostanze si deve al lavoro esplorativo della sonda Nasa-Esa-Asi Cassini, i cui dati, ad oltre due anni dalla fine della missione, sono una vera e propria miniera per gli scienziati. La scoperta è al centro di un nuovo studio, coordinato dalla Freie Universität di Berlino e appena pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society (articolo: “Low-mass nitrogen-, oxygen-bearing, and aromatic compounds in Enceladean ice grains”).

Di Encelado si conosceva ben poco prima dell’esplorazione di Cassini; il corpo celeste, scoperto nel 1789 da William Herschel, era stato già osservato dalle sonde Voyager nei primi anni ’80, ma solo con Cassini è stato possibile tracciarne un ritratto più definito. In particolare, il gruppo di lavoro si è giovato dei dati raccolti dal Cosmic Dust Analyzer (Cda) della sonda, che ha individuato i granelli ghiacciati emessi da Encelado verso l’anello E di Saturno; con lo spettrometro di massa di Cda sono state effettuate le misurazioni che hanno consentito di determinare la presenza del materiale organico, ovvero di composti contenenti azoto e ossigeno.

Il processo che ha portato queste sostanze nei granelli di ghiaccio è riconducibile all’attività interna della luna (vedere foto sotto): i camini idrotermali emettono il materiale proveniente dal nucleo di Encelado, che si mescola con l’acqua dell’oceano sub-superficiale, prima di essere rilasciato nello spazio (sotto forma di vapore acqueo e granelli ghiacciati). L’ultima fase di questo processo ha visto lo strumento Cda di Cassini entrare in gioco per le misurazioni; i composti individuati risultano simili a quelli che sul nostro pianeta fanno parte delle reazioni chimiche da cui si producono gli aminoacidi, i ‘mattoni’ della vita. I ricercatori non sanno ancora se queste sostanze possano avere un ruolo chiave per eventuali forme di vita oltre la Terra, ma la loro scoperta è importante perché mostra che l’oceano di Encelado è particolarmente reattivo e aggiunge un nuovo tassello agli studi mirati ad indagare le condizioni di abitabilità della luna.

(Credits: Nasa/Jpl-Caltech)