La seta potrebbe diventare il materiale del futuro. Secondo un nuovo studio, pubblicato su Materials Chemistry Frontiers, la seta per via della sua composizione sarebbe in grado di resistere a temperature al di sotto dei 200 gradi centigradi, il che renderebbe questa fibra pregiata ideale per applicazioni nello spazio.
Il team dell’Università di Oxford a capo dello studio ha esaminato il ‘comportamento’ di diverse tipologie di seta animale raffreddate alla temperatura dell’azoto liquido, ovvero a -196 gradi. Le fibre osservate includevano anche la seta di ragno, rinomata per la sua resistenza, ma soprattutto quelle più spesse e molto più commerciali.
I risultati della ricerca mostrano non solo la resistenza ma anche l’aumento della tenuta della seta in condizioni in cui la maggior parte dei materiali diventerebbe molto fragile. In effetti, la seta sembra contraddire la scienza dei polimeri e anziché perdere di qualità, in condizioni veramente rigide aumenta diventando più forte e più estendibile.
Così resistente, a tal punto che una fibra arriverebbe a rompersi solo dopo che le centinaia o migliaia di nano-fibrille di cui è composta si siano spezzate una dopo l’altra, singolarmente.
La scoperta è sicuramente uno spunto interessante per le nuove scienze e le applicazioni futuristiche. Le implicazioni di questo studio suggeriscono un ampio spettro di nuove applicazioni spaziale.
«Questo studio», ha dichiarato un membro del team Juan Guan, «fornisce nuove intuizioni sulla nostra comprensione delle relazioni struttura-proprietà dei materiali naturali ad alte prestazioni che speriamo possano portare alla fabbricazione di polimeri e compositi artificiali per basse temperature e applicazioni ad alto impatto».