Anche il Generale Alberto Rosso, Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, ha assistito all’anteprima nazionale del film Ad astra, all’avvio di #SpazioCinema. Nella serata inaugurale del ciclo di proiezioni dedicate alla fantascienza, all’Auditorium dell’Agenzia Spaziale Italiana, il Generale ha risposto alle domande di Francesco Rea sui prossimi traguardi dei viaggi aerospaziali e dei micro satelliti. Con una profonda conoscenza del settore e una pregressa esperienza di Consigliere di amministrazione dell’Asi, il Capo di Stato Maggiore ha gettato uno sguardo sulle prospettive future.
Francesco Rea: I piccoli satelliti hanno molte potenzialità, è allo studio il loro sviluppo?
Generale Alberto Rosso: Insieme ad alcune realtà di ricerca ed Università di diverse città come Roma, Milano e Torino, e con piccole e medie imprese interessate al settore aerospaziale, stiamo studiando e approfondendo la realtà dei piccoli satelliti. In particolare, è allo studio la possibilità di utilizzare vettori aerei per poter facilitare e ridurre i costi del lancio di micro satelliti nello Spazio. Siamo in una fase iniziale di approfondimento della fattibilità, dobbiamo comprendere di più sui pesi trasportabili, sulle orbite raggiungibili, sulla compatibilità dei costi.
Francesco Rea: L’aeronautica del futuro passa per la stratosfera?
Generale Alberto Rosso: Al di sopra delle quote raggiunte oggi dagli aeroplani c’è una fascia di cielo che non viene utilizzata, uno spazio percorso solo dai missili che portano in orbita i satelliti e dagli oggetti rientranti. Riteniamo che ci sia la possibilità di volare in quello spazio con velocità superiori a quelle utilizzabili in bassa quota. Gli approfondimenti sono in corso. I voli ipersonici suborbitali consentirebbero, in tempi non troppo lontani, di collegare Stati Uniti ed Europa con tempistiche brevissime, rivoluzionando il mondo del trasporto, anche per attività commerciali. Al di sopra dei 100 km c’è lo Spazio in cui si muovono i satelliti, mentre fino a 100 km si può utilizzare lo spazio in maniera più convenzionale con aeroplani che hanno caratteristiche simili a quelli attualmente in uso, ma che impiegano una tecnologia diversa.
Francesco Rea: Bradd Pitt nel film Ad astra interpreta un militare. Uno degli elementi costanti del film è l’analisi delle condizioni psicologiche del protagonista. Per un pilota o un astronauta la componente psicologica è importante, quanto conta?
Generale Alberto Rosso: Qualsiasi attività protesa verso l’ignoto o ad alta complessità tecnologica, in cui c’è una parte di rischio ed è necessario porre in essere attività complesse e articolate, tante e tutte nello stesso tempo, richiede la preparazione, l’addestramento, la consapevolezza e la tranquillità data dalla professionalità. Immagino che nell’idea del regista i viaggi estremamente lunghi nello Spazio, la solitudine, gli ambienti estranei all’uomo giochino un ruolo essenziale per la psiche e la resistenza umana. In realtà, nelle attività di volo in prossimità della Terra l’aspetto psicologico è importante ma è fondamentale la consapevolezza data dalla preparazione.
Francesco Rea: L’astronauta Luca Parmitano ha dimostrato nella sua Eva 23 la capacità di mantenere la freddezza in situazioni difficili.
Generale Alberto Rosso: Gli astronauti sono selezionati in maniera rigorosa anche per la loro capacità di autocontrollo. In parte è una dote naturale, ma molto è dovuto alla competenza e alla professionalità acquisita in seguito ad un addestramento attento.