Fronti glaciali in ritirata, guglie rocciose esposte e decrescita del numero di iceberg alla deriva nell’oceano: sono questi gli effetti più evidenti che il cambiamento climatico ha prodotto sui ghiacciai affacciati sul fiordo di Sermilik, nella Groenlandia sudorientale. A documentarli è stato il satellite Landsat 8, il più recente della famiglia Landsat, programma di osservazione della Terra che vede insieme la Nasa e l’agenzia governativa Usgs (United States Geological Survey) e che è attivo dal 1972, anno di lancio del Landsat 1.

La longevità del programma ha permesso ai glaciologi di mettere a confronto le immagini del 1972 e quelle del 2019 e di evidenziare i danni prodotti dalle bizzarrie del clima. Il paragone è impietoso: Helheim, Fenris e Midgard, i tre ghiacciai di Sermilik che devono i loro nomi a luoghi e personaggi della mitologia vichinga, appaiono decisamente in sofferenza nella foto scattata da Landsat 8 lo scorso 12 agosto (foto in alto, riquadro a destra), in cui l’aspetto florido dell’immagine del 1972 (riquadro a sinistra) è solo un ricordo. I ghiacciai, infatti, hanno assunto un colore tra il grigiastro e il marrone: è un chiaro sintomo che la loro superficie si è sciolta, liberando polveri e particelle rocciose e innescando un processo di ricristallizzazione della copertura che ha poi assunto un colore più scuro. L’analisi dei dati satellitari ha messo in rilievo che i ghiacciai più danneggiati sono Helheim e Midgard, ambedue arretrati di svariati chilometri: 7,5 per il primo e addirittura 16 per il secondo.

Il ritiro di Helheim ha fatto avanzare il mare nell’area dove un tempo c’era il fronte glaciale, mentre Midgard si è diviso in due rami; inoltre, in tutti e tre i ghiacciai stanno affiorando formazioni rocciose che per lungo tempo erano state nascoste dalla coltre bianca. Un’ulteriore testimonianza della condizione in cui versa Helheim è la pozza d’acqua evidente nell’immagine di Landsat 8 (foto in basso) e oggetto di ulteriori indagini sulla temperatura dell’acqua da parte della Nasa, tramite il suo programma Oceans Melting Greeland. Le analisi sulla temperatura hanno fornito un quadro sconfortante: quest’anno, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto, il caldo eccezionale ha inciso pesantemente sulla Groenlandia, provocando lo scioglimento nell’oceano di circa 55 milioni di tonnellate di ghiaccio. La superficie dell’isola è stata messa quindi a dura prova, ma non si sono salvate neanche le aree più elevate che arrivano ad un’altitudine di oltre 3mila metri: in queste zone, tra il 30 e il 31 luglio 2019, le temperature hanno raggiunto valori al di sopra della soglia di congelamento e li hanno mantenuti per oltre 16 ore.