Anche quando sembra rotolare nella calma piatta, la Terra si destreggia in un tumulto di particelle e di energia. Un team internazionale guidato da ricercatori dell’Università del New Hampshire, sulla base dei dati della missione Magnetospheric Multiscale, Mms, della Nasa, ha rintracciato un processo di riconnessione magnetica con un’esplosione che ha proiettato elettroni a una velocità di 15mila chilometri al secondo. I risultati dello studio sono stati pubblicati ieri sulla rivista Science.
La missione Mms, della Nasa, in orbita intorno alla Terra, ha osservato per tre anni le esplosioni che sono alla base del processo di riconnessione magnetica, un fenomeno per cui le linee di un campo magnetico si rompono per poi ricongiungersi violentemente. L’evento è molto comune e avviene quotidianamente sul campo magnetico terrestre impattando in punti diversi e con effetti differenti. E’ però molto difficile da intercettare. L’esplosione è stata registrata sulla coda geomagnetica terrestre, una zona che si trova alle spalle della Terra e lontano dal Sole e che può essere osservata dai satelliti direttamente. Mentre nella parte del campo magnetico terrestre che fronteggia il Sole le particelle cariche sospinte dal vento solare causano una riconnessione asimmetrica, sulla coda geomagnetica la riconnessione avviene in maniera simmetrica. Quindi, in questo caso, l’evento ha interessato il processo simmetrico.
Gli studi confermano che la riconnessione è un meccanismo in grado di rilasciare energia magnetica e di incidere sulle tempeste geomagnetiche e sui fenomeni dell’aurora. Una maggiore conoscenza della riconnessione magnetica è alla base della nostra comprensione di moltissimi fenomeni e ci può preparare ad affrontare eventi estremi anche sulla Terra.