Vagano nello spazio interplanetario, testimoni silenti del nostro passato più remoto. Sono gli asteroidi, tra gli oggetti celesti che più affascinano l’uomo non solo per ragioni scientifiche ma anche economiche. Lo ha capito bene la Nasa che ha intenzione di esplorare nei prossimi anni l’asteroide Psyche 16, tra i dieci corpi più grandi della fascia principale tra Marte e Giove. Psyche, è composto principalmente di nichel e ferro, come il nucleo terrestre e il suo studio potrebbe rivelare importanti informazioni sugli albori del Sistema Solare. Ma non solo. La comunità industriale lo guarda con altrettanto interesse, per via dei 700 quintilioni di dollari di metalli preziosi, tra cui oro e platino, che sembrerebbero essere contenuti al suo interno.
Una missione estremamente interessante sotto diversi punti di vista quindi, ma per la cui riuscita bisognerà aspettare ancora un pò, tra i 25 e i 50 anni, dicono gli esperti, per poter avere a disposizione strutture dedicate e soprattutto una sorta di stazioni di rifornimento per le navette situate su Luna e Marte. Nel frattempo, le sonde come l’americana Osiris-Rex e la giapponese Haybusa2, si stanno dando molto da fare per scoprire la composizione e l’origine di due diversi tipi di asteroidi, in attesa dei programmi futuri.
Mentre gli scienziati inviano sonde verso gli asteroidi, sulla Terra due aziende americane, la Deep Space Industries e la Planetary Resources, stanno lavorando per rendere l’asteroid mining una realtà in tempi molto più stretti. Entrambe le aziende dichiarano di voler inviare sonde verso gli asteroidi, principalmente per fare approvvigionamenti di acqua, propellente e altre risorse di cui questi oggetti sono ricchi, in vista delle missioni nello spazio profondo, per le quali sarebbe troppo costoso fare rifornimento di materiali da terra. Entrambe le aziende stanno già sperimentando trivelle in grado di funzionare con la bassa gravità e altre tecnologie affini, per poter inviare le prime sonde già nel prossimo decennio. L’interesse scientifico ed economico, non va di pari passo con la presenza di norme in grado di regolare questo tipo di mercato.
Il patto fondamentale che definisce lo spazio patrimonio di tutta l’umanità, ovvero il Trattato sullo Spazio Extra-atmosferico, vieta ai quasi cento stati che l’hanno ratificato, di colonizzare i corpi celesti o di usarli per scopi militari. L’accordo, sta ora assumendo un valore sempre più di primo piano per via del crescente interesse verso l’asteroid mining, che non era immaginabile nel 1967, quando il trattato è stato redatto. Sfruttare le risorse degli asteroidi, infatti, significa aprirsi a nuovi mercati, con notevoli implicazioni politiche ed economiche, ma anche giuridiche. E per questo il diritto spaziale internazionale potrebbe non essere ancora pronto.
Anche se la possibilità concreta di sfruttare gli asteroidi sembra ancora molto lontana, è necessario che la comunità degli stati inizia a lavorare sulla regolamentazione di questa materia. Sono ancora molte le condizioni che si devono avverare per poter passare dai progetti di sfruttamento delle risorse spaziali alle attività concrete. Inoltre esiste un limite economico pratico: è difficile chiedere agli investitori di scommettere oggi su attività che potrebbero dare i loro frutti tra 50 o 60 anni. È giusto però che se ne parli dal punto di vista giuridico, perché raggiungere accordi internazionali anche su questi aspetti sarebbe utile per evitare conflitti e interpretazioni discordanti dei principi di base del diritto dello spazio.