I guardiani dell’Universo sono loro: i pianeti gioviani. Proprio come Giove fa con la Terra, questi mondi giganti potrebbero proteggere il loro sistema planetario da eventuali impatti pericolosi, poiché il loro campo gravitazionale agirebbe come uno scudo protettivo, respingendo nello spazio la maggior parte degli oggetti come meteore, comete ed asteroidi.

Gli scienziati sostengono che Giove abbia influenzato profondamente lo sviluppo della vita sul nostro pianeta e scovare pianeti simili potrebbe essere molto importante per conoscere la potenziale abitabilità in altri sistemi planetari. Un recente studio guidato da un team dell’Università della California, ha applicato un nuovo approccio attraverso cui è stato possibile individuare due pianeti gioviani, che potranno fornire dati utili nella caccia alla vita su mondi extrasolari.

Attualmente la tecnica più utilizzata per la ricerca degli esopianeti è l’oscillazione: secondo questo metodo, l’eventuale oscillazione di una stella sarebbe causata dall’influenza della forza gravitazionale di un pianeta in orbita. Ma più il pianeta è lontano dalla sua stella e più l’oscillazione è difficile da rilevare e le osservazioni – attraverso questo approccio – richiedono molti anni. Un’altra tecnica utilizzata è l’imaging diretto, ma ottenere un’immagine diretta di un pianeta a quadrilioni di chilometri di distanza non è un compito semplice, sia perché occorre un telescopio con una precisione e una sensibilità altissime, sia perché l’osservazione di tali corpi celesti è sovrastata dalla luce di ogni stella intorno a cui ruotano, la quale ovviamente offusca la debole luminosità riflessa dei pianeti.

Il nuovo approccio ha combinato il metodo delle oscillazioni con l’imaging diretto, sviluppando una tecnica in grado di rilevare e rimuovere dalle osservazioni la luce stellare. Prendendo in esame 20 stelle i ricercatori sono riusciti a identificare due pianeti simili a Giove, , situati a circa 150 anni luce dalla Terra, che non erano mai stati osservati in precedenza. Questa scoperta aiuterà gli scienziati a studiare questa tipologia di mondi lontani e a capire quali fattori possono rendere un pianeta abitabile o meno.