L’esplorazione della Luna e di Marte potrebbe essere favorita dall’utilizzo di risorse locali e di materiali da costruzione prelevati in situ per la creazione di infrastrutture.
Moduli abitativi, schermature contro le radiazioni, strade e rampe di lancio e atterraggio per i razzi.
Sono questi gli impianti che lo Space Technology Mission Directorate della Nasa punta a realizzare, utilizzando risorse in loco per offrire ai futuri esploratori ciò di cui hanno bisogno.
Il progetto Moon to Mars Planetary Autonomous Construction Technology, finanziato dal programma Game Changing Development della Nasa e gestito dal Marshall Space Flight Center dell’agenzia, sta sviluppando le applicazioni della tecnologia di stampa 3D robotica su larga scala per la costruzione su altri pianeti.
Sebbene possa sembrare difficile da realizzarsi, gli esperimenti effettuati con materiali come la regolite dimostrano che l’ambizioso programma potrebbe diventare realtà.
La Nasa ha valutato l’utilizzo di questi materiali per decenni, inizialmente collaborando con il pioniere della stampa 3D su larga scala Behrokh Khoshnevis, il quale ha sviluppato una tecnica di stampa, efficiente dal punto di vista energetico, che può essere utilizzata sulle superfici planetarie e in ambienti di microgravità come le stazioni spaziali, per produrre elementi come piastrelle ad incastro e oggetti di ricambio.
Non mancheranno ricadute positive per il pianeta Terra. Infatti sia Khoshnevis che un altro partner della Nasa nella produzione additiva, la Icon di Austin, Texas, stanno utilizzando le tecniche di stampa 3D per la costruzione di case sulla Terra, con robotica, software e materiali avanzati.