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Centrare un’area grande quanto un campo da calcio, in qualsiasi condizione di luce e su terreni complessi: è questo l’ambizioso obiettivo fissato dalla Nasa in vista delle missioni Artemis per l’esplorazione lunare. Per riuscirci, occorrono strumenti avanzati che permettano atterraggi sicuri e ultra-precisi. L’agenzia statunitense ha recentemente compiuto un passo importante in questa direzione, testando con successo una nuova tecnologia di rilevamento dei pericoli. Protagonista del test, condotto da un elicottero, un innovativo sistema lidar (simile a un radar, ma basato su impulsi laser). Il sensore è in grado di mappare rapidamente il terreno sottostante: in soli due secondi – e compensando il movimento del lander – copre un’area vasta quanto due campi da calcio, elaborando 15 milioni di impulsi laser per creare mappe 3D in tempo reale.

Questa tecnologia è stata sviluppata nell’ambito del programma Splice (Safe & Precise Landing – Integrated Capabilities Evolution), un sistema integrato di discesa e atterraggio composto da sensori, computer e algoritmi che supportano tecniche avanzate di navigazione, guida ed elaborazione delle immagini. L’obiettivo? Consentire l’atterraggio in luoghi mai esplorati e difficili da raggiungere, di potenziale interesse scientifico.

Un elemento fondamentale del sistema è il Descent and Landing Computer, già utilizzato a bordo del razzo New Shepard di Blue Origin. Si tratta di un potente processore che riceve i dati dei sensori, analizza velocità e altitudine, rileva ostacoli nel terreno e calcola il punto di atterraggio più sicuro. Il test – eseguito il mese scorso al Kennedy Space Center – ha superato le aspettative: già il primo giorno sono stati raggiunti tutti gli obiettivi principali e il sistema ha dimostrato di funzionare anche in ambienti soggetti a forti vibrazioni, producendo mappe dettagliate e utilizzabili. Ma la Luna è solo l’inizio. Le tecnologie Splice potrebbero essere utilizzate anche per missioni verso Marte, sulla luna ghiacciata Europa di Giove e per altri progetti futuri come la stazione Gateway e le missioni commerciali lunari.

Nel frattempo, attraverso Splice, la Nasa sta sviluppando anche sistemi di navigazione che permetteranno ai veicoli spaziali di orientarsi senza bisogno di illuminazione esterna, utilizzando soltanto i dati raccolti dai sensori. Con ulteriori test di volo suborbitali previsti fino al 2026, Splice si candida a essere un elemento chiave della nuova esplorazione spaziale targata Nasa, gettando le basi per atterraggi più sicuri, autonomi e precisi sulla Luna, su Marte e oltre.

In apertura: Splice: una nuova serie di tecnologie per l’atterraggio lunare, che permetterà allunaggi più sicuri e precisi, sfruttando algoritmi e sensori per raggiungere siti di atterraggio che non erano accessibili durante le missioni Apollo e potenzialmente utili per far atterrare l’uomo su Marte. Crediti: Nasa