Si trova a 500 milioni di anni luce, nella costellazione del Leone, e ha il tipico aspetto di una spirale barrata, con i bracci che si dipartono scintillanti dal centro, attraversato da una barra: così si è presentata la galassia Ugc 6093 allo sguardo del telescopio Hubble. Nota anche come Leda 33198 e con il più complesso codice Sdss J110047.95+104341.3, la galassia è stata ripresa dalla Wfc3 (Wide Field Camera 3) dello storico telescopio, che ha impiegato quattro filtri differenti. Ugc 6093 presenta numerosi motivi di interesse per gli astronomi, come un nucleo galattico attivo (Agn – Active Galactic Nucleus), un buco nero supermassiccio e il singolare comportamento che l’ha fatta classificare come megamaser.
La galassia, infatti, ospita una regione compatta (Agn) nel suo ‘cuore’ al cui interno il materiale viene trascinato verso il buco nero, che successivamente emette una radiazione intensa. Inoltre, Ugc 6093 si comporta come un enorme laser che emette luce a lunghezze d’onda – non visibili – nel microonde, una tipologia di oggetto celeste che gli studiosi hanno definito megamaser (dove maser sta per microwave laser). Realtà come Ugc 6093 possono raggiungere una luminosità particolarmente intensa, pari anche a 100 milioni di volte più scintillanti di maser situati in altre galassie.
Ugc, Leda e Sdss, sigle che ricorrono di frequente per classificare gli oggetti celesti, sono gli acronimi di alcuni cataloghi astronomici. Nello specifico, Ugc designa l’Uppsala General Catalogue, repertorio di oltre 12mila galassie osservabili nell’emisfero boreale, pubblicato nel 1973 dall’Osservatorio di Uppsala (Svezia). Leda, invece, sta per Lyon-Meudon Extragalactic Database, un catalogo realizzato nel 1983 dall’Osservatorio di Lione e poi confluito nel 2000 nel database Hypercat. Sdss, infine, si riferisce a Sloan Digital Sky Survey, mappatura tridimensionale dell’Universo avviata nel 2000.