È ufficiale: i buchi neri sono i ‘direttori d’orchestra’ che regolano la formazione di nuove stelle nelle galassie massicce. Un’ipotesi già formulata da tempo dagli astronomi, ma che è stata ora confermata per la prima volta da dati osservativi. Lo studio, coordinato dall’Istituto di Astrofisica delle Canarie (Iac), è apparso oggi sulle pagine di Nature.

I cuori delle grandi galassie sono tra le regioni più esotiche dell’universo. Qui abitano i ‘mostri’ del cosmo, buchi neri supermassicci che misurano almeno un milione di masse solari, fino ad arrivare a migliaia di milioni di volte la massa del nostro astro. Questi giganti divoratori di materia sono in grado di emettere una grandissima quantità di energia, in particolare durante la cosiddetta ‘fase attiva’ della galassia ospite. Sarebbero proprio queste emissioni il ‘calcio d’inizio’ del processo di formazione stellare, come dimostra il nuovo studio su Nature. I ricercatori hanno analizzato lo spettro dei centri di 74 galassie utilizzando i dati dell’Hobby-Eberly Telescope Massive Galaxy Survey. “Abbiamo utilizzato alcuni codici che ci hanno permesso di confrontare gli spettri osservati con quelli predetti dai principali modelli di evoluzione stellare – spiega Ignacio Martín Navarro, prima firma dello studio – e abbiamo così scoperto quante stelle di età diversa ci fossero in ciascuna delle galassie osservate.”

A seguito di tale analisi, gli scienziati hanno potuto ricostruire le diverse storie di formazione stellare degli astri nati in galassie con al centro buchi neri di masse differenti. “I nostri risultati – spiega Tomás Ruiz Lara, co-autore dello studio – suggeriscono chiaramente che, in effetti, i buchi neri supermassicci possono influenzare la nascita di nuove stelle nel corso della vita delle galassie. E che questo fenomeno dipende dalla loro massa.”