Una nuova immagine, scattata da JunoCam – la camera ad alta risoluzione posizionata a bordo della sonda Juno della Nasa, ritrae il turbolento emisfero meridionale di Giove. In questo scatto è possibile osservare la Grande Macchia Rossa e una massiccia tempesta chiamata Oval Ba, formatasi nel 2000 a seguito della fusione di tre piccole macchie entrate in collisione tra loro. Secondo gli esperti, la Grande macchia rossa, che è circa il doppio della Oval Ba, potrebbe essersi formata attraverso lo stesso processo secoli fa. Juno ha catturato la stessa tempesta in un’altra immagine lo scorso 7 febbraio 2018 e le regioni turbolente attorno a Oval Ba e persino la sua stessa forma e colore sono cambiate significativamente da allora.
Il nuovo scatto d’autore è stato acquisito dalla sonda il 21 dicembre 2018, durante il suo ultimo sorvolo ravvicinato intorno al pianeta. In quel momento Juno si trovava a circa 55.550 chilometri di distanza dalle nubi del ‘gigante gassoso’, alle latitudini comprese tra i 49 e i 60 gradi circa. Come previsto dal team Juno, e dal suo proficuo progetto di citizen science le immagini grezze del flyby sono state rielaborate dai cittadini-scienziati – appassionati volontari sparsi su tutto il globo. La partecipazione del pubblico nella ricerca scientifica ha già permesso di realizzare spettacolari ritratti ad alta definizione del gigante gassoso. Il nuovo scatto d’autore è stato rielaborato dagli scienziati-cittadini Gerald Eichstädt e Seán Doran.
A bordo della sonda otto strumenti, tra cui i due esperimenti italiani realizzati con il supporto e il coordinamento dell’Asi. Si tratta della camera a infrarossi con spettrometro Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper), uno strumento chiave di Juno, realizzata da Leonardo-Finmeccanica sotto la guida scientifica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), e dell’esperimento di radioscienza KaT (Ka-band Translator/Transponder), realizzato da Thales Alenia Space, sotto la responsabilità scientifica della Sapienza Università di Roma. Il primo studierà la dinamica e la chimica delle aurore gioviane nel vicino infrarosso, il secondo invece analizzerà la struttura interna del pianeta, con l’obiettivo di mappare il campo di gravità di Giove. Lanciata il 5 agosto 2011 da Cape Canaveral e giunta nell’orbita di Giove il 4 luglio dello scorso anno (in Italia era il 5) – Juno ha il compito di studiare l’origine, l’evoluzione e la struttura interna del pianeta, la magnetosfera polare, l’origine del campo magnetico, l’abbondanza di acqua, la caratterizzazione dei venti nella bassa atmosfera e le quantità di ossigeno e azoto.