Avere ogni giorno cibo fresco nello spazio è il sogno di ogni astronauta, oltre ad esser un elemento decisivo nell’ottica della colonizzazione umana dello spazio. Molti sono i progetti di ricerca in questo settore, tra questi le piantatrici di ultima generazioni sviluppate presso l’Università norvegese di scienze e tecnologie (NTNU), che promettono di far crescere, nel 2021, piante di fagioli sulla Stazione spaziale.

Si tratta di camere estremamente sofisticate in grado di regolare autonomamente le giuste quantità di acqua, gas, nutrienti e aria necessarie alla crescita ottimale delle piante. Il dispositivo è stato verificato con successo sulla Terra tramite un esperimento di produzione della lattuga piantata in un terreno artificiale di roccia lavica in acqua e integrata con i concimi necessari alla crescita delle piante. L’obiettivo è che le piante crescano direttamente in acqua in cui sono disciolti i nutrienti necessari allo sviluppo delle piante.Durante gli esperimenti, i ricercatori hanno apportato diverse dosi di nutrienti, osservando come questi hanno influenzato l’assorbimento di acqua delle piante

“Abbiamo scoperto che le piante possono, in un certo senso, annusare la quantità di sostanze nutritive a loro a disposizione– quando la concentrazione di azoto è molto bassa, la pianta tende ad assorbire più acqua e quindi più azoto fino a raggiungere un livello ottimale. Tale meccanismo regola quindi sia l’assorbimento di azoto che di acqua”, afferma Silje Wolff, fisiologa vegetale del centro per la ricerca interdisciplinare nello spazio (CIRiS) della NTNU.

Il prossimo passo sarà osservare come l’ambiente spaziale modificherà la capacità delle piante di trasportare acqua o assorbire nutrienti nelle nuove macchine piantatrici. Posizionati in una centrifuga i fagioli subiranno diverse quantità di gravità. Questo consentirà di osservare l’effetto della mancanza di gravità sui meccanismi di reazione delle piante nel dosare le precise quantità di acqua e nutrienti.

La ricerca può trovare applicazione anche sulla Terra, dove le coltivazioni intensive causano spesso un impoverimento, in termini di nutrienti, di frutta e verdura. Inoltre, le coltivazioni in sistemi idroponici chiusi, in cui tutti gli aspetti sono regolati con la massima precisione, dal clima all’apporto dei nutrienti, può consentire una produzione alimentare più sostenibile.