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38 secondi, tanto è durato il test di accensione statica superato con successo lo scorso 30 ottobre dal New Glenn, una delle ultime tappe prima che il razzo riutilizzabile di Blue Origin possa intraprendere il suo secondo volo, previsto per novembre.

Il veicolo, sulla piattaforma del Launch Complex 36 della Space Force Station a Cape Canaveral, ha acceso i suoi sette motori Be-4 del primo stadio per un tempo insolitamente lungo: questa durata prolungata, infatti, era finalizzata a simulare la specifica sequenza di combustione dell’atterraggio. Nella prova, inizialmente, tutti e sette i motori del primo stadio hanno funzionato al 100% della spinta per 22 secondi. I controllori hanno quindi spento i propulsori non cardanici, ovvero quelli non in grado di muovere i propri ugelli, dopo aver ridotto la spinta al 50%. Quindi è stata la volta dei motori cardanici esterni, spenti una volta che la spinta del motore centrale è stata aumentata all’80%.

«Questo ci aiuta a comprendere le interazioni fluide tra le linee di alimentazione dei motori attivi e inattivi durante l’atterraggio», ha scritto Dave Limp, amministratore delegato di Blue Origin, in post su X dopo il test.

Il test conferma l’intenzione dell’azienda di Jeff Bezos di puntare nella prossima missione, denominata Ng-2, all’atterraggio del booster, obiettivo non centrato durante il volo inaugurale di successo del New Glenn, andato in scena a gennaio. In questo debutto, infatti, mentre lo stadio superiore del razzo ha raggiunto l’orbita prevista con il carico utile ad esso agganciato, il Blue Ring Pathfinder, il primo stadio non è riuscito ad atterrare sulla chiatta nell’oceano Atlantico. Alla base del fallimento del primo tentativo di recupero di un booster nella storia di Blue Origin vi è stata la mancata riaccensione dei motori Be-4.

Tentare il recupero del booster sarà quindi uno dei compiti che il New Glenn dovrà svolgere durante questo secondo volo, con il quale il razzo di Blue Origin dovrà portare in orbita la missione Escapade di Nasa. Queste due sonde destinate all’orbita di Marte, una volta a destinazione, studieranno la magnetosfera del Pianeta Rosso e analizzeranno il modo in cui le particelle energetiche del vento solare interagiscono con l’atmosfera marziana. Questa sarà la prima missione interplanetaria lanciata dal New Glenn.

Anche dopo aver superato questo ultimo test, Blue Origin non ha ancora annunciato una data di lancio per la missione Ng-2 del New Glenn. Intanto il razzo verrà ricollocato temporaneamente nel suo hangar per installare i due satelliti gemelli Escapade, per poi tornare successivamente alla piattaforma di lancio per gli ultimi preparativi.
Se il booster atterrerà con successo durante questo secondo volo, Blue Origin potrebbe riutilizzarlo per lanciare la sua prima missione lunare Blue Moon Mark 1 nei prossimi mesi, il razzo scelto da Nasa per portare alla fine del 2027 il rover Viper sulla Luna.

Immagine in evidenza:  il test di accensione statica del razzo New Glenn del 30 ottobre. Crediti: Blue Origin.