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Una fase della storia della Terra, compresa tra 1,8 e 0,8 miliardi di anni, è protagonista di un nuovo studio che ne mette in discussione le caratteristiche delineate in precedenza: si tratta del cosiddetto ‘Miliardo noioso’ (Boring billion), che invece è stato caratterizzato da un’attività tettonica i cui effetti si sarebbero fatti sentire sullo sviluppo della vita. Lo studio, pubblicato su Earth and Planetary Science Letters, è stato curato da un gruppo di ricercatori delle Università di Sydney e di Adelaide e si è basato su un nuovo modello informatico relativo alla tettonica delle placche.

I risultati conseguiti con le simulazioni mostrano una situazione differente rispetto all’inattività biologica e geologica che avrebbe fatto meritare l’appellativo di ‘noioso’ al periodo della storia della Terra sopra citato. Dalle simulazioni, infatti, emerge che la frammentazione di Nuna (un antico super-continente), avvenuta 1,5 miliardi di anni fa, ha cambiato il ‘volto’ della superficie terrestre spianando la strada allo sviluppo della vita.

Questo evento traumatico ha ampliato la lunghezza dei margini delle piattaforme continentali, portandoli fino a circa 130mila chilometri. In questo modo si sono formati degli ambienti che ospitavano mari poco profondi, caratterizzati da acqua temperata e ricca di ossigeno: si trattava, quindi, di habitat favorevoli alla ‘fioritura’ di forme di vita complesse. Nel contempo, si sono verificati una riduzione delle emissioni di anidride carbonica dai vulcani e una crescita dell’accumulo di carbonio nella crosta oceanica; il secondo fenomeno è connesso all’espansione dei fianchi della dorsale medio-oceanica in cui le acque si sono infiltrate, dando luogo a una reazione chimica con l’anidride carbonica che ha poi dato origine al calcare.

Questa duplice conseguenza della disgregazione di Nuna, oltre a influire sulla chimica degli oceani, ha poi raffreddato il clima della Terra, aggiungendo un nuovo elemento a un contesto che era già favorevole all’evoluzione di forme di vita. I risultati delle simulazioni, inoltre, mostrano che i primi fossili di organismi eucarioti risalgono a circa 1,05 miliardi di anni fa, evidenziando una coincidenza con la frattura di Nuna e l’espansione dei mari poco profondi.

«Riteniamo che queste vaste piattaforme continentali e i mari poco profondi siano stati incubatori ecologici cruciali – ha affermato Juraj Farkaš, docente dell’Università di Adelaide e componente del team della ricerca – Hanno fornito ambienti marini stabili da un punto vista tettonico e geochimico, con livelli presumibilmente elevati di nutrienti e ossigeno, che a loro volta sono stati fondamentali per l’evoluzione e la diversificazione di forme di vita più complesse sul nostro pianeta».

 

In alto: un frame della simulazione utilizzata per lo studio (Crediti: Dietmar Müller/EarthByte Group/Università di Sydney)