I sette minuti di terrore si sono ripetuti e anche questa volta, come già era successo 6 anni fa con Curiosity, il segnale liberatorio lanciato dalla rover giunto sulla superficie marziana, testimoniava l’avvenuto successo dell’ammartaggio. E a questo segnale faceva seguito l’ovazione della Nasa a partire dal suo Amministratore, Jim Bridenstine, che ha ricordato come sia stato l’ottavo successo di un lander americano felicemente atterrato sul suolo marziano.
Atterrare su Marte, infatti, resta ancora oggi un passaggio critico per le missioni marziane per via dell’atmosfera rarefatta del pianeta che non fa da ‘freno naturale’ durante la discesa. Basti pensare che l’atterraggio morbido è riuscito solo al 40% dei veicoli che lo ha tentato, e il primato, ad oggi, è ancora, per l’appunto, prerogativa esclusiva degli Stati Uniti.
InSight ha successivamente inviato segnali alla Terra, indicando che i suoi pannelli solari sono aperti. Lo schieramento dei pannelli solari assicura che il veicolo spaziale possa ricaricare le batterie ogni giorno.
InSight sarà il primo lander a studiare le profondità del suolo di Marte. Il veicolo è accompagnato da due mini-satelliti, i cubesat Mars Cube One (MarCO), i primi del loro genere ad effettuare una missione oltre l’orbita bassa. I due veicoli – lanciati con InSight ma indipendenti rispetto al lander – testeranno la capacità di trasmettere, in tempo reale verso la Terra, i dati prodotti da Insight durante la l’ingresso in atmosfera, la discesa e l’atterraggio.
A bordo del lander Larri, un microriflettore di ultima generazione sviluppato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana, fornirà la posizione accurata del lander durante l’esplorazione di Marte.
LaRRI è un retroriflettore laser miniaturizzato (o microriflettore) che fornirà la posizione accurata del lander Insight durante la sua esplorazione, contribuirà a testare la relatività generale di Einstein, sarà una delle prime “stazioni” di una futura rete marziana per misure geofisiche e fisiche, e contribuirà a ottenere una misura decisamente migliore del Meridiano 0 di Marte (una sorta di “Mars Greenwich”). LaRRI, che è stato disegnato dal gruppo SCF_Lab dei Laboratori Nazionali di Frascati dell’INFN, nell’ambito delle ricerche rivolte alla Luna e a Marte, in attività congiunte con ASI-Matera, pesa 25 grammi, ha un diametro e un’un’altezzaaltezza di 54 e 19 millimetri rispettivamente ed è costituito da microriflettori laser fatti di un materiale adatto all’ambiente spaziale. È, inoltre, uno strumento passivo che non necessita di manutenzione e che quindi potrà funzionare nello spazio per molti decenni.
«Ogni microriflettore (retro)riflette il fascio laser proveniente da satelliti che orbitano intorno al pianeta e tutti assieme, disposti su una superficie sferica, contribuiscono a determinare con sempre maggior precisione la posizione del lander da parte del satellite orbitante dotato di laser», spiega il coordinatore del progetto Simone Dell’Agnello, dei Laboratori INFN di Frascati e aggiunge, «il Gruppo SCF_Lab di Frascati collabora da circa 15 anni con ASI-Matera allo sviluppo, qualifica e produzione di retroriflettori laser per tutte le destinazioni del sistema solare».
A bordo anche lo startracker, la bussola spaziale, realizzata da Leonardo Company.
«L’impegno italiano – ricorda il Commissario Starordinario dell’ASI, Piero Benvenuti – in questa contesto è elevato e siamo in prima linea nell’esplorazione di Marte. Potremmo dire che non c’è sonda che studi Marte senza il contributo italiano. A bordo del lander di Insight è presente Larri, un microriflettore di ultima generazione sviluppato dall’INFN con il supporto dell’ASI, fornirà la posizione accurata del lander durante l’esplorazione di Marte. Non posso poi non ricordare il coinvolgimento della Sardegna Deep Space Antenna, la grande parabola sarda del radiotelescopio SRT, che ha ricevuto i dati e seguito le fasi di atterraggio di InSight. La sonda USA apre la strada alle due successive missioni marziane: ExoMars 2020, missione dell’ESA a guida italiana scientifica e industriale e quella sempre statunitense Mars2020. Entrambe porteranno sul suolo del pianeta rosso un rover. In particolare ExoMars studierà per la prima volta il sottosuolo marziano fino a 2 metri nella speranza di trovare tracce di una evoluzione biologica passata o presente. Tutto quel che riusciamo a scoprire del pianeta più simile alla Terra ha una valenza scientifica e filosofica di grande portata per tutti noi».