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Utilizzando la fotocamera astronomica da 570 megapixel Dark Energy Camera (DeCam), installata sul telescopio Víctor M. Blanco da 4 metri presso il Cerro Tololo Inter-American Observatory in Cile, gli astronomi hanno prodotto la più profonda e dettagliata immagine dell’ammasso di galassie Abell 3667. Per ottenerla sono servite 28 ore di osservazioni, durante le quali si è raccolta anche la più debole emissione luminosa. L’elemento più importante tra i risultati, presentati in un paper pubblicato da The Astrophysical Journal Letters, è la scoperta di un’immensa fascia gialla, un ‘ponte’ di luce posto tra due ammassi di stelle più piccoli in via di fusione. E’ la traccia appena visibile di un processo titanico in atto, uno scontro che nel corso di miliardi di anni porterà alla nascita di un’unica entità galattica ancora più massiccia.
Questo debole bagliore giunge a noi da una distanza di 700 milioni di anni luce e per questo è stato particolarmente difficile da acquisire. Viene definito ‘luce intracluster‘ (Icl) ed è prodotto da stelle strappate dalle loro galassie originarie a causa della potente gravità dell’ammasso in formazione. Gli ammassi di galassie sono tra le strutture più grandi dell’Universo e la loro formazione richiede tempi astronomici lunghissimi, durante i quali la gravità aggrega centinaia o migliaia di galassie. Studiare la loro evoluzione significa non solo capire le dinamiche della formazione cosmica, ma anche ottenere indizi fondamentali sulla materia oscura: una forma della materia che non interagisce con la radiazione elettromagnetica e che, secondo le ipotesi, avvolgerebbe e modellerebbe queste enormi strutture.
La lunga esposizione ha permesso anche di rilevare entità a noi più vicine, come i ‘cirri’ della Via Lattea, sottili nubi di polvere interstellare illuminate dalla luce combinata delle stelle della nostra galassia che appaiono come flebili filamenti bluastri, presenti in più punti della foto.

L’ammasso di galassie Abell 3667, ripreso con la Dark Energy Camera. Al centro si nota la striscia luminosa gialla, prodotta da due ammassi minori in via di fusione. In basso a destra, uno dei tanti aloni bluastri di polvere interstellare presente nella nostra galassia. Crediti: Ctio/NoirLab/Nsf/Aura. Anthony Englert (Brown University) Processing: T.A. Rector (University of Alaska Anchorage/Nsf NoirLab), M. Zamani & D. de Martin (Nsf NoirLab)
Seppure ricca di preziose informazioni, questa immagine è solo un’anticipazione di ciò che ci attende con le scansioni dell’osservatorio Vera C. Rubin. Dotato della fotocamera astronomica più grande mai costruita, questo gioiello dell’astronomia osservativa terrestre mapperà per un decennio l’intero cielo australe. I dati raccolti entreranno a far parte di un vasto censimento astronomico denominato Legacy Survey of Space and Time (Lsst), il cui avvio è previsto entro la fine di quest’anno.
Con il Vera C. Rubin, gli scienziati potranno ottenere milioni di immagini di ammassi di galassie lontani e combinare i dati per ottenere descrizioni ancora più profonde e dettagliate. Il telescopio permetterà anche di scoprire particolari inediti sulla luce intracluster e soprattutto di compiere passi decisivi per verificare l’esistenza e la natura della materia e dell’energia oscura.
Immagine grande in apertura: La Dark Energy Camera (Decam)
Crediti: Ctio/NoirLab/Doe/Nsf/Aura/R. Hahn (Fermi National Accelerator Laboratory)