Ha la forma di un pallone da rugby e orbita intorno alla sua stella in meno di un giorno. Stiamo parlando di Wasp-103b un esopianeta situato nella Costellazione di Ercole individuato dal telescopio Cheops dell’Esa. Wasp è stato deformato dalle violente forze mareali generate dall’interazione con sua stella 1,7 volte più grande del Sole e circa 200 gradi più calda.
L’esopianeta ha una massa una volta e mezza più grande di quella di Giove e orbita vicino alla sua stella. Secondo gli astronomi questa estrema vicinanza potrebbe causare maree monumentali, rimaste fino ad ora celate agli occhi degli osservatori. Le osservazioni di Cheops combinate con quelle dei telescopi spaziali Hubble e Spitzer hanno permesso di identificare le forze di marea che deformano il pianeta. Cheops misura i transiti degli esopianeti, ovvero il calo di luce causato dal passaggio di un pianeta davanti alla sua stella dal nostro punto di vista. Solitamente lo studio della forma della curva di luce rivela alcune caratteristiche del pianeta come le sue dimensioni.
«Per la prima volta, grazie all’elevata precisione di Cheops e del suo telescopio, insieme alla sua flessibilità di puntamento – commenta Mario Salatti, Program Manager del telescopio a bordo di Cheops – si è potuta misurare la deformazione del pianeta per effetto delle forze mareali: le conosciamo sulla Terra per effetto della vicina Luna, le abbiamo viste sulle lune che orbitano vicino ai giganti gassosi Giove e Saturno: grazie a Cheops ora abbiamo visto gli effetti delle forze mareali su un pianeta extrasolare causati dalla elevata prossimità alla propria stella. Un risultato ragguardevole che la stessa Cheops potrà migliorare con osservazioni successive e che permetterà di svelare ancora di più sulla struttura interna del pianeta Wasp-103b oggi, e di altri esopianeti in futuro».
«La resistenza di un materiale alla deformazione dipende dalla sua composizione – spiega Susana Barros dell’Instituto de Astrofísica e Ciências do Espaço e dell’Università di Porto, autrice principale della ricerca – ad esempio qui sulla Terra abbiamo maree dovute alla Luna e al Sole ma possiamo vedere solo le maree negli oceani. La parte rocciosa non si muove molto. Misurando la deformazione del pianeta potremmo rivelare la sua composizione ( acqua, roccia o gas)».
Il numero di Love per Wasp-103b è simile a Giove e di conseguenza la sua struttura interna potrebbe essere simile, anche se l’esopianeta ha un raggio che è doppio di quello di Giove. Secondo quanto emerge dallo studio un pianeta con 1,5 volte la massa di Giove dovrebbe avere all’incirca le stesse dimensioni e con molta probabilità Wasp-103b ha subito una deformazione a causa del riscaldamento della sua stella e di altri meccanismi ancora sconosciuti. Se gli scienziati riusciranno a confermare i dettagli della sua struttura interna con osservazioni future, sarà possibile scoprire di più sull’insolita forma del pianeta.
Poiché l’incertezza nel numero di Love è ancora piuttosto alta, sarà necessario effettuare nuove analisi con Cheops e il James Webb Space Telescope per decifrare i dettagli. L’elevata precisione di Webb migliorerà le misurazioni della deformazione delle maree dell’esopianeta e consentirà di confrontare le caratteristiche di questi giovani caldi con i pianeti del Sistema Solare.
Ma non è tutto. Gli astronomi sperano di scoprire ulteriori dettagli sul periodo orbitale del pianeta. Le interazioni mareali tra una stella e un pianeta delle dimensioni di Giove farebbero accorciare il periodo orbitale del pianeta, avvicinandolo gradualmente alla stella prima che alla fine venga inghiottito da quest’ultima. Tuttavia le misurazioni di Wasp-103b sembrano indicare che il periodo orbitale potrebbe aumentare e che il pianeta si stia allontanando lentamente dalla stella. Questo dettaglio potrebbe indicare che ci sono altri fenomeni ancora sconosciuti in azione sul pianeta.
Gli scienziati hanno esaminato altri potenziali scenari, come la presenza di un’altra stella che influenza la dinamica del sistema o l’orbita del pianeta leggermente ellittica. Secondo quanto emerge dalla ricerca è possibile che il periodo orbitale stia effettivamente diminuendo, anziché aumentare, ma solo ulteriori osservazioni dei transiti del pianeta con Cheops e altri telescopi aiuteranno a far luce su questo mistero.
Credit foto: Esa, rappresentazione artistica di Wasp-103b