Secondo uno studio dell’Università di Cambridge e dell’École normale supérieure di Lione, la crosta lunare si sarebbe formata come un ‘coperchio’ galleggiante di cristalli, creatosi sull’oceano di magma ‘fangoso’, che avvolgeva la luna primordiale, durante il suo processo di congelamento.
La ricerca, sostenuta dall’European Research Council, è pubblicata su Geophysical Review Letters.
La Luna nacque in modo burrascoso. Poco dopo la sua formazione, circa 4.6 miliardi di anni fa, una giovanissima Terra fu colpita da un corpo celeste delle dimensioni di Marte: questo violentissimo impatto generò il nostro satellite. Altro risultato di questa collisione fu che la Luna era, in principio, così calda da avere un mantello di magma fuso. Da questo oceano bollente, raffreddatosi in seguito e cristallizzandosi così in materiale roccioso, si è formata la crosta lunare da noi oggi osservabile.
Alcuni campioni delle rocce magmatiche lunari primordiali, chiamate anortositi, furono raccolte dalla missione Apollo 11 della Nasa più di cinquant’anni fa. All’epoca, la distribuzione globale e la purezza di queste rocce suggerirono un loro processo di formazione ottenuto dall’accumulazione dal basso verso l’alto di cristalli del magma lunare, quindi a causa della solidificazione di un oceano completamente liquido.
Tuttavia, successive analisi di meteoriti lunari e lo studio della superficie lunare hanno mostrato una maggiore eterogeneità nella composizione delle rocce, contraddicendo questo scenario. Anche l’intervallo di età, oltre 200 milioni di anni, dello stesso processo di formazione delle anortositi è risultato inconciliabile il tempo di solidificazione di un oceano prevalentemente liquido, vicino ai 100 milioni di anni.
«Data la gamma di età e composizioni delle anortositi sulla Luna, e quello che sappiamo su come i cristalli si depositano nel magma in solidificazione, la crosta lunare deve essersi formata attraverso qualche altro meccanismo», ha affermato il coautore dell’articolo Jerome Neufeld, dell’Università di Cambridge.
I ricercatori, grazie allo sviluppo di un modello matematico, hanno ora individuato una ipotesi alternativa plausibile per la cristallizzazione del magma lunare: secondo questo modello, i cristalli sarebbero rimasti sospesi, come in un impasto, nel magma liquido per centinaia di milioni di anni.
L’impasto sarebbe diventato spesso e appiccicoso solo dove la concentrazione dei cristalli supera una soglia critica. Nel nuovo modello proposto questo accadrebbe solo sulla superficie dell’oceano, dove il magma fangoso si raffredda, creando così un “coperchio” ricco di cristalli in lento movimento.
«Suggeriamo che il raffreddamento del primo oceano di magma ha spinto una convezione così vigorosa che i cristalli sono rimasti sospesi come una fanghiglia, proprio come i cristalli in una granita – ha concluso Neufeld – Crediamo che sia in questo “coperchio” stagnante che si è formata la crosta lunare».
Immagine: La giovane Luna con il mantello completamente fuso in magma (crediti: NASA/Goddard Space Flight Center/Conceptual Image Lab)