Kepler, chi era costui? In realtà un grande astronomo tedesco che ebbe il merito di provare empiricamente quella che è stata definita la rivoluzione copernicana. Non era il Sole a ruotare intorno alla Terra, ma i pianeti a ruotare intorno al Sole. Da lui le tre leggi di Keplero sul moto dei pianeti che gli valsero, l’epoca era grama, la morte in indigenza nel 1630.
A questo fenomenale astronomo, dedito anche alle profezie astrologiche e scopritore di una supernova che porta il suo nome, è stato dedicato uno dei telescopi spaziali più noti ed importanti nella storia mondiale dello spazio: Kepler appunto.
Questo telescopio della NASA dieci anni or sono andò a fare competizione spaziale, guardando a dire il vero all’emisfero nord del cielo, non a sud come il suo concorrente, al maggiore cacciatore di esopianeti all’epoca esistente, lo strumento HARPS, uno spettrografo, montato su un telescopio terrestre dall’ESO sugli altipiani cileni della Sila.
Due strumenti fantastici per scovare gli esopianeti, i pianeti esterni al nostro sistema solare, appartenenti ad altri sistemi stellari. Entrambi, pur con metodi diversi, hanno dato forza alle affermazioni di Giordano Bruno, mille soli, innumerevoli pianeti.
Come detto entrambi hanno fatto la storia seppur con metodi diversi: Harps individua le interferenze gravitazionali che un pianeta produce orbitando intorno alla sua stella: come se una macchina ti passasse accanto e il suo passare ti scuotesse. Kepler è, era, una sorta di occhio di falco ed individuava l’abbassarsi della luce emessa dalla stella al passaggio di un pianeta che si frapponeva tra il suo Sole e il telescopio che la osservava. Una eclissi. Quasi impercettibile. Ma appunto, quasi.
Insieme hanno scoperto migliaia di pianeti extrasolari. A dire il vero più Kepler da quando è entrato in funzione. Ma ad esempio l’Istituto Nazionale di Astrofisica ha capito il potenziale di farli lavorare insieme, uno sulla massa degli esopianeti, l’altro sull’interferenza luminosa. È nato così Harps-N montato al Telescopio Nazionale Galileo.
Si e dunque? Di che stiamo parlando? Avete ragione, sembra fuffa. Invece non lo è. Sono esempi di una vittoria scientifica. Quando hanno iniziato ad operare Harps (2004) e poi Kepler (2009) quella che era una ipotesi tanto ragionevole che ad ipotizzarla fu Giordano Bruno per questo condannato al rogo, restava difficile da provare.
Ma beccato il primo poi si affinano le armi. Come per gli asteroidi: ora teniamo sotto controllo oggetti celesti assai piccoli che a ieri non sapevamo esistessero.
Insomma tutto questo per dire che Kepler non ce l’ha fatta, che le sue batterie sono finite, che deve mettersi a riposo, perché contrariamente ai telescopi a Terra cambiargli le batterie non è cosa semplice, non necessariamente utile. Al suo posto Tess, più grande e più efficiente che pria. Accanto Harps che sia con o senza N.
A Kepler rendiamo l’estremo saluto come, prima di lui, lo abbiamo reso a sonde e telescopi che hanno fatto e stanno facendo la storia del genere umano: Rosetta, Cassini, a breve Dawn…
Potremmo essere tacciati di umanizzazione dei robot, di scriverne coccodrilli comparabili a quelli per gli umani. Ma chi dice questo dimentica che Kepler e tutti gli altri telescopi, o le sonde, o i robot, i rover, quando smettono di battere perché le batterie sono finite, lasciano un vuoto nel cuore delle decine, centinaia di persone che da varie parte del mondo hanno contribuito a renderli vitali, origine dei loro successi.