👉 Seguici anche sul nostro canale WhatsApp! 🚀

Un paio di grandi tempeste geomagnetiche quest’anno hanno portato a ‘migrazioni di massa’ senza precedenti di migliaia di satelliti in orbita terrestre bassa che destano una certa preoccupazione in tema coordinamento del traffico spaziale.

Il fenomeno è stato osservato per la prima volta lo scorso maggio durante un grande evento solare chiamato tempesta di Gannon. Quell’evento è ricordato soprattutto per aver creato aurore spettacolari nell’emisfero settentrionale a latitudini molto più a sud del normale.

Secondo quanto dichiarato da William Parker del Massachusetts Institute of Technology (Mit) durante una presentazione al meeting annuale dell’American Geophysical Union, la tempesta ha anche aumentato la densità atmosferica nelle basse altitudini dell’orbita terrestre fino a un ordine di grandezza. Questa maggiore densità si traduce in una maggiore resistenza e influenza le orbite dei satelliti.

Il primo problema riscontrato è stata la scarsa precisione delle previsioni sull’inizio, l’entità e la durata della tempesta, con conseguenze sul margine di errore nella conoscenza del posizionamento dei satelliti. SpaceX ha rilevato una forbice di errore di posizione di almeno 20 chilometri nei calcoli di un giorno delle orbite dei satelliti Starlink.

Il secondo problema si è presentato poco dopo il picco della tempesta. L’aumento della resistenza ha causato il decadimento delle orbite dei satelliti, al punto che gli stessi hanno eseguito manovre automatizzate per aumentare le loro orbite e tornare alle altitudini in cui si trovavano prima della tempesta.

Dopo la tempesta di Gannon c’è stata una risposta molto massiccia. Infatti il giorno successivo, 5.000 satelliti, quasi tutti Starlink, hanno eseguito manovre di innalzamento dell’orbita. Un numero di gran lunga superiore alla media giornaliera di circa 300 satelliti in movimento. «La metà di tutti i satelliti attivi ha deciso di eseguire manovre contemporaneamente – ha detto Parker – Questo ha dato luogo alla più grande migrazione di massa di satelliti della storia».

Queste manovre di massa complicano gli sforzi nella prevenzione delle collisioni tra oggetti spaziali, già ostacolata dagli errori di posizione provocati dalla tempesta. Ciò sottolinea l’urgenza di migliorare ulteriormente i modelli e le previsioni meteorologiche spaziali.

Il tema della dello ‘space weather’, ovvero il clima spaziale che investe i pianeti e influenza i satelliti terrestri – quindi anche le nostre connessioni dal Gps al traffico aereo, dalla distribuzione di energia elettrica ai servizi satellitari – è al centro del dibattito internazionale e anche l’Agenzia Spaziale Italiana se ne sta occupando con il progetto Aspis, il cui obiettivo è creare un nodo di aggregazione e sviluppo delle attività scientifiche legate alla ricerca sullo space weather della comunità scientifica italiana.

In alto le immagini di una aurora vista dalla Iss. Crediti: Nasa