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Il 1° dicembre, la missione BepiColombo ha effettuato il suo quinto flyby di Mercurio, volando a una distanza di 37.626 chilometri.
Durante questo sorvolo, la sonda ha osservato Mercurio per la prima volta nella luce del medio infrarosso, rivelando dettagli senza precedenti sulla composizione e sulla temperatura della sua superficie craterizzata. Tutto questo grazie allo spettrometro Mertis (Mercury Radiometer and Thermal Infrared Spectrometer).

Mercurio, il più piccolo e interno tra i pianeti del Sistema solare, è ancora uno dei meno conosciuti. Visitato solo da altre due missioni – Mariner 10 negli anni Settanta e Messenger tra il 2011 e il 2015 – custodisce misteri sulla sua composizione ed evoluzione. Tra questi, la scarsità di ferro in superficie, nonostante un enorme nucleo di ferro-nichel, e l’insolita presenza di elementi volatili, che ci si aspetterebbe di trovare in quantità minori su un pianeta così vicino al Sole. Inoltre, sebbene a prima vista la sua superficie polverosa e piena di crateri possa sembrare simile a quella della Luna, Mercurio appare sorprendentemente scuro, riflettendo solo due terzi della luce rispetto al nostro satellite.

Mertis ha l’obiettivo di aprirci nuovi orizzonti. Lo strumento osserva di Mercurio nel medio infrarosso, con lunghezze d’onda comprese tra 7 e 14 micrometri, un intervallo ideale per distinguere i minerali che formano le rocce del pianeta e per analizzare la brillantezza della superficie, che dipende da fattori come temperatura e rugosità del terreno.

I colori in questa immagine indicano l’intensità con cui la superficie di Mercurio emette radiazioni a una lunghezza d’onda di 8,45 micrometri. In basso a destra, la copertura del sorvolo, con i dati di Mertis, mostrati in grigio, sovrapposti al mosaico globale di una mappa topografica basata sui dati di Messenger.

Durante il flyby, lo strumento ha acquisito un’immagine con una risoluzione al suolo di 26–30 chilometri, coprendo parti del Bacino Caloris e delle pianure vulcaniche nell’emisfero settentrionale. I dati mostrano anche come il cratere Bashō, già studiato da Mariner 10 e Messenger, si distingua chiaramente nel medio infrarosso, confermando che le sue caratteristiche – aree estremamente scure alternate a zone molto luminose – si riflettono anche in queste lunghezze d’onda, fornendo nuove informazioni sui minerali presenti.

Le osservazioni compiute da Mertis sono il risultato di un lungo lavoro preparatorio. Poiché la superficie di Mercurio è povera di ferro, il team ha condotto esperimenti in laboratorio utilizzando minerali naturali e sintetici privi di ferro, riscaldandoli a diverse temperature, fino a valori simili a quelli registrati sul lato illuminato di Mercurio, che può raggiungere i 420 °C. Questo ha permesso di costruire un database delle caratteristiche di emissione infrarossa di vari minerali, un passo fondamentale per interpretare i dati raccolti.

Il vero potenziale di Mertis emergerà una volta che la sonda entrerà in orbita attorno a Mercurio. Lo strumento sarà allora in grado di creare una mappa globale della distribuzione dei minerali sulla superficie del pianeta con una risoluzione fino a 500 metri.

BepiColombo sta compiendo un viaggio di otto anni verso Mercurio, sfruttando la gravità di Terra, Venere e di Mercurio stesso per regolare rotta e velocità prima di inserirsi, nel 2026, in orbita attorno al pianeta.
Lanciata il 20 ottobre 2018, BepiColombo è una missione congiunta di Esa e Jaxa, l’Agenzia spaziale giapponese, e vede un forte contributo italiano, con 4 dei 16 tra strumenti ed esperimenti a bordo, realizzati dall’Agenzia spaziale italiana.

 

In apertura: Mercurio nel medio infrarosso. La misurazione è stata effettuata dallo strumento Mertis a bordo della missione BepiColombo il 1° dicembre 2024, durante il quinto sorvolo del pianeta da parte della sonda. Crediti: Mertis/Dlr/University of Münster e Nasa/Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory/Carnegie Institution of Washington