Il team scientifico guidato dall’astronomo Madyson G. Barber dell’Università della Carolina del Nord a Chapel Hill ha pubblicato su Nature, lo studio su un esopianeta neonato. Con i suoi 3 milioni di anni, è il più giovane scoperto sinora con il metodo del transito.
IRAS 04125+2902, l’enorme pianeta, probabilmente ancora splendente per il calore proveniente dalla sua formazione, si trova nella Nube molecolare del Toro, un vivaio stellare attivo con centinaia di stelle appena nate a circa 430 anni luce di distanza dalla Terra. La relativa vicinanza della nube la rende un obiettivo primario per gli astronomi. Ma mentre la nube offre una visione approfondita della formazione e dell’evoluzione delle giovani stelle, i loro pianeti sono solitamente un libro chiuso per telescopi come Tess, il Transiting Exoplanet Survey Satellite. Questi telescopi si basano sul “metodo del transito”, perché osservano il leggero calo della luce stellare quando un pianeta attraversa la faccia della sua stella ospite. I sistemi planetari devono essere “di taglio”, dal punto di vista della Terra, affinché il metodo di transito funzioni. I sistemi stellari molto giovani sono tuttavia circondati da dischi di detriti, che bloccano la nostra visione di eventuali pianeti potenzialmente in transito.
Il team di Barber è stato molto fortunato. In qualche modo, il disco di detriti esterno che circonda questo pianeta appena nato, è stato fortemente deformato, esponendolo a un campo visivo ottimale.
Le modalità di formazione del disco esterno però sono ancora un mistero. Tutte le possibili spiegazioni date sembrano non essere esaustive.
Combinando le misurazioni di transito di Tess, con un altro modo di osservare i pianeti si ottengono maggiori informazioni. Potremmo chiamare questo secondo approccio il metodo “wobble”. La gravità di un pianeta trascina la sua stella in una direzione, poi nell’altra, mentre il pianeta in orbita si muove attorno alla stella. E quell’oscillazione può essere rilevata dai cambiamenti nella luce della stella, rilevati da specifici strumenti sulla Terra. Tali misurazioni della “velocità radiale” di questo pianeta rivelano che la sua massa, o peso, non ammonta a più di circa un terzo del nostro Giove. Ma i dati di transito mostrano che il diametro del pianeta è più o meno lo stesso. Ciò significa che il pianeta ha una densità relativamente bassa e, probabilmente, un’atmosfera gonfia. Quindi questo pianeta probabilmente non è un gigante gassoso come Giove. Potrebbe invece trattarsi di un pianeta la cui atmosfera si ridurrà nel tempo. Quando finalmente si calmerà, potrebbe diventare un “mini-Nettuno” gassoso o addirittura una “super-Terra” rocciosa.
Nell’immagine in alto la rappresentazione artistica di un giovane pianeta, circondato dal suo disco di detriti. (Crediti: Nasa)