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“…il suo pensiero volava e tornava alla meravigliosa visione della Grande Nebulosa di Orione, ammirata poco prima. Pensò che esperienze come quella potevano cambiare per sempre il futuro di un essere umano”. Questo estratto è il cuore del libro Kosmos. Tre vite, la passione per il cielo di Andrea Curzi. Una tensione verso la Bellezza. Il legame ancestrale con la volta celeste che mette a contatto l’Uomo con la sua parte più profonda. Passione e condivisione sono i frutti della Bellezza. Il risultato è un romanzo coinvolgente, leggero e istruttivo, dove le storie dei protagonisti, due adolescenti e un adulto, viaggiano parallele. Il filo conduttore di ognuna è l’amore per il cielo, una passione che cresce piano piano in ognuno e da senso alla vita.
Le vite di Steven, Nico e William hanno destini e drammi diversi. Persone comuni che si trovano a fare i conti, nel bene e nel male, con la propria indole. E quando infine scelgono l’astronomia per il loro avvenire è come se andassero incontro alla propria natura più autentica, coinvolgendo anche le persone che vivono accanto a loro.
L’autore, nel descrivere come la volta celeste catturi la curiosità dei protagonisti fino a non poterne più fare a meno, dimostra anche come essa faccia parte di noi, come non sia possibile resistere alla sua Bellezza. Dimostra quanto in realtà le apparteniamo, e quanto, dunque, facciamo tutti parte del Cosmo. Nello stesso tempo, Curzi prende per mano il lettore e lo porta alla scoperta dell’osservazione del cielo. Insieme ai protagonisti scopriamo i differenti modelli di telescopi, impariamo a montarli, bilanciarli e puntarli; scopriamo i differenti corpi celesti e le costellazioni che ci danno appuntamento in stagioni diverse; scopriamo le tecniche dell’astrofotografia e, infine, veniamo introdotti alle prerogative essenziali dell’astronomo che sono l’attesa e la pazienza, sfidate continuamente dal principale nemico, il meteo.
Questo libro nasce da un’esigenza o dal puro piacere?
Sicuramente è stato un piacere scrivere questo libro, era tanto che lo desideravo ed è venuto da sé. Però, fondamentalmente, l’esigenza è quella di condividere. Secondo me, il sale della passione è proprio la condivisione. Io sono anche astrofilo e astrofotografo e ho diversi canali su cui scrivo e comunico, dal web all’associazione astrofili locali. Poi c’è anche la passione per la scrittura. Ho tentato di unire le due cose, la divulgazione dell’astronomia alla narrativa. Spero di esserci riuscito.
Da dove parte la tua passione per il cielo?
Ciò che ha fatto scattare tutto, e lo ritrovi nel libro anche se non è autobiografico – ma tanto c’è sempre qualcosa di noi quando scriviamo – è mio Zio Gabriele. Avevo 10 anni e per la comunione mi regalò un piccolo telescopio. È lì che nacque tutto. Senza di lui non so se sarebbe arrivata a questi livelli la mia passione, o magari avrebbe trovato altri modi per incanalarsi. Non lo so. Però non smetterò mai di ringraziarlo. Fu un regalo straordinario. Quando dopo i vent’anni, ho contattato un’associazione di astrofili, alla passione si è aggiunta la “strumentite” (una mania spiegata bene nel libro). Grazie a loro ho intrapreso un percorso che mi ha portato a conoscere veramente il cielo, a studiarlo e a diventare anche astrofotografo. È un legame di cui non riesco a fare a meno. Fa parte di me. Alla fine è da lì che veniamo, tutti gli elementi che plasmano sia i pianeti che l’uomo, sono stati sintetizzati dalle stelle…
Anche nei tre racconti, l’amore per l’astronomia prende piede nell’adolescenza. Persino da adulti il cielo ci può conquistare?
Secondo me si, come William, uno dei protagonisti che è un uomo di mezza età. Penso che l’astronomia sia per tutti. Poi se la passione nasce fin da piccoli, si studia fin da scuola, diventa naturale guardare il cielo, studiarlo, comprenderlo. Osservare tutto quello che ci circonda, l’Universo stesso, è come cercare di capire da dove veniamo. Gli antichi vivevano in simbiosi con il cielo, costruivano i miti guardando le costellazioni. Noi oggi stiamo perdendo questo rapporto con il cielo. Poi con l’illuminazione artificiale lo abbiamo quasi cancellato e andare in giro a cercarlo è sempre più difficile. Peccato, penso che ce ne accorgeremo quando sarà troppo tardi.
Dal romanzo emerge la stessa dedizione sia alla parte narrativa, che a quella scientifica.
L’obiettivo era proprio quello. Spingere la gente a rialzare gli occhi al cielo. Spero di esserci riuscito e ci proverò anche in futuro. Vorrei che arrivasse la passione con cui l’ho scritto e mi auguro che più gente possibile ne tragga giovamento. Che possa essere una storia da leggere e con cui rilassarsi, fino a imparare qualcosa sull’osservazione del cielo e, magari, continuare a trasmetterla.
Scrivi che alla fine la meteora segna il destino dei protagonisti, in che senso?
A scopo narrativo mi serviva per unire le storie, per collegarle. Poi è stato uno spunto anche per raccontare un evento mediatico straordinario che avvenne nel 2013 quando il più grosso meteorite degli ultimi 100 anni colpì la Terra. A Celiabinsk, in Russia. Di base vorrei che passasse anche un messaggio: sembra tutto tranquillo, ci sentiamo così al sicuro su questo pianeta, ma basta anche un piccolo sasso per rimediare danni considerevoli.
Una delle tre storie si svolge in Sardegna, dove esattamente?
In nessun paese in particolare. Pensavo alla Sardegna in generale perché è uno dei luoghi dove il cielo è più buio in Italia. Inoltre sarebbe un mio sogno andarci, mi hanno sempre detto che c’è un cielo straordinario. Per quello ho pensato alla Sardegna.
La prefazione del libro è di Gianluca Masi, astrofisico, responsabile scientifico del Virtual Telescope Project, tra i curatori scientifici del Planetario di Roma…
Siamo amici da tanti anni, ci siamo conosciuti per caso sui social e poi di persona. Gli devo molto, oggi faccio parte del suo staff per il Virtual Telescope. A lui è sempre piaciuta la mia passione viscerale per le stelle. La trova autentica, pura, ci trova qualcosa di speciale, non sta a me dirlo, ma mi fa molto piacere. La vivo ogni giorno, spero che si percepisca quando scrivo o fotografo. Secondo me è questo che fa la differenza.
Andrea Curzi, ha 45 anni e vive a Senigallia, nelle Marche. Divulgatore scientifico, astronomo amatoriale, astrofotografo e ora scrittore, anche se di lavoro fa tutt’altro. Per ora…
Kosmos. Tre vite, la passione per il cielo è il suo primo romanzo.