Nella notte tra il 29 e il 30 ottobre, un fenomeno meteorologico noto come Dana (Depresión aislada en niveles altos) ha colpito duramente il sud e l’est della Spagna. Questo sistema di bassa pressione che si forma tra i 5.000 e i 9.000 metri, nasce quando una massa d’aria fredda incontra aria calda e umida, come quella presente sopra il Mediterraneo, creando le condizioni ideali per forti precipitazioni e aumentando il rischio di inondazioni.
In aree come la Costa del Sol e la regione di Valencia, le piogge hanno riversato in poche ore l’equivalente di un anno di precipitazioni. Le inondazioni hanno trasformato le strade dei villaggi in fiumi, distrutto abitazioni e spazzato via ponti e veicoli, provocando più di 200 vittime, migliaia di sfollati e molti dispersi.
In risposta all’emergenza, la Spagna ha attivato la Carta Internazionale per la gestione dei disastri, coordinando i dati satellitari provenienti da oltre 17 agenzie spaziali globali. Nel frattempo, grazie a immagini radar e satellitari, l’Esa e il Servizio di Mappatura d’Emergenza di Copernicus hanno fornito mappe dettagliate per individuare i danni, le aree allagate e i terreni saturi ulteriormente a rischio.
Le immagini dei satelliti Sentinel-1 e Sentinel-2, ad esempio, hanno documentato l’estensione delle inondazioni nell’area del Parco Nazionale dell’Albufera, una zona densamente abitata vicino Valencia. I dati indicano che oltre 15.000 ettari e circa 190.000 persone sono stati potenzialmente danneggiati, mostrando l’entità del disastro e la drastica trasformazione del paesaggio.
La tecnologia satellitare ha svolto un ruolo cruciale nel monitorare le condizioni ambientali delle zone colpite e, fornendo i dati utili alla valutazione dei danni, si evidenzia il suo sostegno nelle operazioni di soccorso.