Un satellite lanciato nello spazio con l’unico scopo di autodistruggersi in atmosfera. Può sembrare un progetto insensato, e invece è la più recente missione concepita dall’Esa nell’ambito del suo programma per studiare e diminuire l’impatto dei detriti spaziali in orbita bassa. Già, perché il sacrificio di questo nuovo satellite servirà a studiare il processo di distruzione di oggetti spaziali in disuso al loro rientro in atmosfera.
Draco, questo il nome della missione, sarà la prima dimostrazione di un processo di disgregazione controllata di un satellite. Una capsula appositamente progettata per sopravvivere alla distruzione trasmetterà la preziosa telemetria per analizzare nel dettaglio tutte le fasi del rientro.
Secondo i dati dell’Esa, in quasi 70 anni di voli spaziali sono rientrati in atmosfera circa 10mila satelliti e corpi di razzi intatti. Nonostante questo, al momento non abbiamo ancora una visione chiara di ciò che accade a un oggetto spaziale durante i suoi ultimi istanti, prima di prendere fuoco a contatto con l’atmosfera del nostro pianeta. I dati forniti da Draco dovrebbero dare una risposta, aiutando al tempo stesso a migliorare le future operazioni di rientro in modo da mettere un freno al serio problema dei detriti spaziali in continuo aumento.
Per realizzare il progetto, l’Esa ha firmato un primo contratto da 3 milioni di euro con l’azienda specializzata in tecnologie spaziali Deimos. Se tutto andrà secondo i piani, il lancio di Draco è previsto nel 2027.