È il più interno dei quattro satelliti medicei di Giove ed è noto per essere il corpo celeste geologicamente più attivo dell’intero Sistema Solare: è la luna Io, che torna agli onori della cronaca per una scoperta che conferma la sua vivacità. Infatti, JunoCam, la fotocamera installata a bordo della sonda Juno della Nasa, ha individuato un nuovo vulcano sulla superficie tormentata di Io: a questa scoperta è stato dedicato uno studio, curato da un team di ricercatori statunitensi e appena presentato all’Europlanet Science Congress 2024 in corso a Berlino.
Il vulcano si trova appena a sud dell’equatore di Io: l’immagine realizzata dalla JunoCam, oltre al cratere, mostra i depositi vulcanici nei pressi e numerosi flussi di lava che ricoprono un’area che misura circa 180 per 180 chilometri. La stessa regione è stata fotografata nel 1997 dalla sonda Galileo della Nasa, la cui missione si è conclusa nel 2003; all’epoca la sonda non rilevò nessun vulcano nella zona, che non presentava caratteristiche particolari. Il cratere, quindi, dev’essersi formato successivamente unitamente ad altre strutture geologiche che, secondo gli scienziati, sono indicative dell’effervescenza di Io e dei cambiamenti che ne hanno modificato il ‘volto’ in oltre 25 anni.
Nell’immagine di Juno si nota che il versante orientale del vulcano presenta un diffuso colore rossastro, dovuto allo zolfo che esso ha espulso nello spazio e che poi è ricaduto su Io. Sul lato occidentale, invece, sono presenti due flussi scuri di lava, ognuno dei quali si estende per circa 100 chilometri; si notano, inoltre, due depositi di lava di colore grigio, prodotti dall’effetto del calore sul materiale congelato della superficie.
JunoCam ha realizzato la foto migliore di questo nuovo vulcano lo scorso 3 febbraio a una distanza di 2.530 chilometri e a una scala di 1,7 chilometri per pixel. Le immagini sono state scattate dal lato notturno di Io con l’illuminazione proveniente solo da Giove. Nel 2023 e nel 2024 Juno ha effettuato tre sorvoli del satellite naturale, acquisendo con JunoCam una ventina di foto a distanza ravvicinata nei colori visibili. La fotocamera ha osservato complessivamente nove pennacchi connessi a vulcani attivi, nuovi flussi lavici e altri depositi superficiali.
Juno, lanciata il 5 agosto 2011, ha raggiunto l’orbita di Giove il 5 luglio 2016 e da allora ha iniziato la sua attività scientifica, mirata a comprendere l’origine e l’evoluzione del pianeta. La missione, grazie all’impegno dell’Agenzia Spaziale Italiana, vanta un significativo contributo ‘tricolore’ con lo spettrometro Jiram (strumento dell’Inaf-Iaps, realizzato da Leonardo) e lo strumento di radioscienza KaT (Ka-Band Translator), dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, realizzato da Thales Alenia Space-Italia.
In alto: la luna Io (Crediti: Nasa-Jpl/Caltech)
In basso: il confronto tra la foto di Galileo e quella di Juno (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/SwRI/Msss)