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L’interazione tra un umano e una macchina, capace di comprendere il linguaggio comune e rispondere a  domande complesse, non è più solo una questione terrestre.

Booz Allen Hamilton ha implementato un modello linguistico generativo di intelligenza artificiale (Ai) sulla Stazione Spaziale Internazionale utilizzando un computer avanzato Hewlett Packard Enterprise, progettato per esperimenti in orbita.

In funzione da metà luglio come parte di un esperimento, il modello di linguaggio generativo Large Language Model (Llm) ha lo scopo di aiutare gli astronauti a rispondere alle domande e risolvere i problemi.

«Avere la possibilità di porre domande ai manuali di istruzioni e ricevere risposte pertinenti e rapide, consente agli astronauti soluzioni accelerate per i loro compiti e/o addestramento sulla Iss», ha affermato Dan Wald, principale architetto di soluzioni Ai per le applicazioni spaziali presso Booz Allen.

L’Hewlett Packard Enterprise (Hpe) Spaceborne Computer-2, lanciato nel febbraio 2021, fornisce l’infrastruttura per esperimenti avanzati, tra cui l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico nello spazio. Elaborando i dati in orbita e inviando solo gli approfondimenti sulla Terra, riduce i tempi di trasmissione dei dati.

Spaceborne Computer-2 ha completato diversi esperimenti di ricerca in campi come il sequenziamento del Dna, l’elaborazione delle immagini, il recupero da disastri naturali, la stampa 3D e la tecnologia 5G.

In apertura: Lo Spaceborne Computer-2 di Hewlett Packard Enterprise, inviato alla Stazione Spaziale Internazionale nel febbraio 2021, è collegato al cloud Azure di Microsoft tramite le stazioni di terra della Nasa e Hpe (Crediti: Nasa)