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La Dragon ‘perde’ i pezzi durante il suo viaggio di ritorno verso la Terra, con conseguenze che possono essere dannose. Il veicolo da trasporto di SpaceX, attivo dal 2012 nei collegamenti con la Stazione Spaziale Internazionale, è stato protagonista di alcuni episodi spiacevoli che hanno indotto la Nasa e l’azienda aerospaziale di Elon Musk a studiare una soluzione per ridurre lo space debris.

Nello specifico, a produrre i detriti è stato il ‘tronco’: si tratta di una struttura che si trova al di sotto della capsula vera e propria e che è destinata allo stoccaggio di carichi non pressurizzati e al supporto dei pannelli solari e dei radiatori termici. Il primo caso di un pezzo di tronco ‘piovuto’ sulla Terra risale all’agosto del 2022: il frammento era caduto in Australia e all’epoca si pensò a un caso isolato. Purtroppo, lo stesso fenomeno si è ripetuto per ben due volte, a febbraio e a maggio di quest’anno: i frammenti sono precipitati nel Saskatchewan (provincia del Canada occidentale) e negli Stati Uniti, nella Carolina del Nord.

A questo punto, è risultato chiaro che il tronco non si disintegra completamente al momento del rientro, come i tecnici si aspettavano dagli studi iniziali della capsula. La ragione della mancata distruzione risiede molto probabilmente nei materiali compositi utilizzati per costruire tale struttura. La Nasa e SpaceX stanno ipotizzando di cambiare le procedure di deorbitazione della Dragon per garantire un maggiore controllo sul rientro del tronco.

Al momento, questo componente viene rilasciato prima che la capsula esegua le sue manovre orbitali e quindi può rimanere nello spazio per mesi prima di scendere in maniera incontrollata verso la Terra. I tecnici stanno valutando quindi la possibilità di invertire le due fasi, per far sì che eventuali frammenti ‘sopravvissuti’ del tronco cadano in regioni disabitate. Questo diverso approccio comporterebbe l’utilizzo di una maggiore quantità di propellente in modo che la manovra di deorbitazione sia eseguita mentre il tronco è ancora unito alla capsula. Qualsiasi soluzione venga adottata – spiegano gli ingegneri della Nasa – non deve ovviamente influire sulla sicurezza degli astronauti trasportati.

A complicare il quadro della situazione detriti in generale ci si è messa, qualche mese fa, anche la Iss: a marzo, infatti, un frammento di un suo porta-batterie è precipitato sul tetto di un’abitazione in Florida. A parte i danni nessun ferito, ma la questione, com’è facile immaginare, ha avuto delle conseguenze legali. Il problema della spazzatura spaziale, quindi, resta di stringente attualità ma c’è anche chi ha visto un’opportunità in questi frammenti bruciacchiati: il pezzo della Dragon precipitato nella Carolina del Nord è diventato una sorta di attrazione turistica per un camping della cittadina di Clyde, vicina al luogo della caduta.

In alto: il detrito della capsula Dragon caduto negli Stati Uniti, Carolina del Nord (Crediti: The Glamping Collective)