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Una serie di luci sgargianti che punteggiano lo sfondo scuro dello spazio insieme a un delicato alone colorato: così si presenta l’ammasso stellare Westerlund 1 in un’immagine dell’osservatorio a raggi X Chandra della Nasa, cui ha collaborato anche lo storico telescopio Nasa-Esa Hubble. Westerlund 1, che deve il nome al suo scopritore (l’astronomo svedese Bengt Westerlund), è al centro di uno studio svolto da un team internazionale e pubblicato su Astronomy & Astrophysics; primo autore dell’articolo è Mario Guarcello, astrofisico dell’Inaf (Istituto Nazionale di Astrofisica) – sede di Palermo.

L’ammasso, che si trova nella costellazione dell’Altare, è situato a circa 13mila anni luce di distanza dalla Terra: questo dato ne fa il più grande super cluster stellare vicino a noi. I dati raccolti dall’osservatorio Chandra, unitamente a quelli di precedenti osservazioni di Hubble, stanno aiutando gli scienziati ad approfondire le caratteristiche di questa entità che si configura come una sorta di ‘fabbrica’ dove nuove stelle nascono a ritmi molto sostenuti. I dati sono stati raccolti nell’ambito di osservazioni condotte con Chandra in un arco di 12 giorni per la mappatura Ewocs (Extended Westerlund 1 and 2 Open Clusters Survey), progetto condotto dall’Inaf di Palermo.

Al momento, nella Via Lattea si forma solo una manciata di stelle ogni anno, ma in passato la produzione era molto più intensa; gli astronomi ritengono che la maggior parte di questi processi di formazione si fosse svolta in ammassi stellari massicci noti come ‘super clsuter’, proprio come Westerlund 1. Gli ammassi di questo tipo ancora esistenti nella Via Lattea sono pochi, ma sono ritenuti di grande interesse perché possono fornire utili indizi sull’epoca in cui è nata la maggior parte delle stelle della nostra galassia.

Westerlund 1, che è il più grande tra gli ammassi superstiti e contiene una massa compresa tra 50mila e 100mila Soli, è considerato un target eccellente per studiare l’impatto dell’ambiente di un super ammasso sia sui processi di formazione di stelle e pianeti, sia sull’evoluzione degli astri. I dati di Chandra, inoltre, hanno permesso di identificare quasi 6mila sorgenti di raggi X all’interno dell’ammasso: in generale si tratta di stelle, comprese anche alcune con massa inferiore a quella del Sole. Infine, i dati mostrano anche un’emissione diffusa che rappresenta la prima individuazione di un alone di gas caldo vicino al ‘cuore’ di Westerlund 1: questa struttura, secondo gli astronomi, potrà essere utile per analizzare la nascita e lo sviluppo del cluster e per valutare la sua massa.

Nella foto in alto, i raggi X individuati da Chandra mostrano le stelle giovani (in bianco e in rosa) e il gas caldo diffuso nel cluster (in rosa, verde e blu a seconda delle temperature). I punti blu e gialli, invece, rappresentano le stelle viste da Hubble.

In alto: il super cluster Westerlund 1 visto da Chandra con la collaborazione di Hubble (Crediti: raggi X, Nasa/Cxc/Inaf/M. Guarcello et al.; ottico: Nasa/Esa/StScI; processamento immagine: Nasa/Cxc/Sao/L. Frattare)