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Vi ricordate Il curioso caso di Benjamin Button? Nel racconto del 1922 di Francis Scott Fitzgerald, trasposto per il grande schermo nel 2008 da David Fincher, il protagonista Benjamin nasce con l’aspetto di un uomo anziano e ringiovanisce nel corso degli anni. Ecco, un team di ricerca ha ora scoperto una strana somiglianza tra la storia di Benjamin Button e quella della Via Lattea.

«La nostra galassia diventa meno ‘rugosa’ con il passare del tempo. Osservando il modo in cui queste rughe galattiche si dissipano, possiamo trovare nuovi indizi sull’evoluzione della Via Lattea», racconta Thomas Donlon dell’Università dell’Alabama a Huntsville, primo autore di un nuovo studio che, utilizzando i dati della missione Gaia dell’Esa, mostra un volto inedito della Via Lattea proprio grazie allo studio delle sue ‘rughe’. Si tratta dei segni rivelatori dell’invecchiamento chimico delle stelle, lasciati nel tempo dagli scontri galattici: la Via Lattea è infatti evoluta nel corso di miliardi di anni, subendo diverse collisioni con altre galassie. Ogni scontro ha innescato rughe galattiche che ancora oggi attraversano intere famiglie di stelle, influenzando il modo in cui si muovono e si comportano nello spazio.

La nuova ricerca, pubblicata su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, ha analizzato queste rughe per risalire al momento in cui la Via Lattea ha subito l’ultimo grande incidente. I risultati, ottenuti grazie alla Data Release 3 di Gaia, dimostrano che questo scontro è stato molto più recente di quanto ritenuto fino adesso. La collisione sarebbe addirittura avvenuta diversi miliardi di anni dopo rispetto agli 8-11 miliardi di anni fa stimati in precedenza.

La missione Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea, che vede anche un importante contributo dell’Agenzia Spaziale Italiana, ha trovato le prime tracce delle rughe della Via Lattea nel 2018. Ma questo è il primo studio a determinare con precisione la tempistica delle collisione che le ha prodotte.

«I dati di Gaia ci mostrano rughe galattiche ‘isolate’ nella Via Lattea. Perché questo sia possibile, l’ultima grande collisione deve risalire a meno di tre miliardi di anni fa, o comunque almeno cinque miliardi di anni dopo rispetto a quanto si stimasse in precedenza», spiega Heidi Jo Newberg dell’Università dell’Alabama, co-autrice dello studio. «Ogni volta che le stelle oscillano avanti e indietro attraverso il centro della Via Lattea, si formano nuove rughe di stelle. Se l’ultimo grande scontro fosse avvenuto otto miliardi di anni fa, ci sarebbero così tante rughe una accanto all’altra che non le vedremmo più come elementi separati.»

Le rughe galattiche osservate sa Gaia invece sono decisamente meno – da qui, l’analogia con il paradosso di Benjamin Button. Anche la nostra Via Lattea sembra ‘ringiovanire’ con il passare del tempo, nel senso che le sue rughe galattiche diminuiscono. Ed è proprio lo studio di queste rughe che ha permesso a Gaia di scoprire nuovi, importanti indizi sull’evoluzione della nostra dimora galattica.

Immagine in apertura: La Via Lattea e l’alone di stelle che la circonda. La maggior parte delle stelle della Via Lattea (compreso il nostro Sole) si trova nel disco, ma le stelle provenienti da collisioni passate finiscono nell’alone, una grande ‘nuvola’ di stelle che si estende in tutte le direzioni. In questa immagine, le stelle dell’alone sono state messe in evidenza, ma in realtà sarebbero molto deboli rispetto al disco. L’alone appare disordinato e ‘rugoso’, segno che la l’ultima collisione è avvenuta in tempi relativamente recenti. Crediti: Esa/Gaia/Dpac, T Donlon et al. 2024 (alone); Stefan Payne-Wardenaar (Via Lattea in background).