La Luna è una delle grandi protagoniste del mese di agosto. Mentre la Russia cerca di capire le ragioni del fallimento della missione Luna-25 e l’India si prepara a tentare l’allunaggio con la missione robotica Chandrayaan-3, la Cina svela nuovi dettagli sul lato nascosto del nostro satellite grazie al suo rover Yutu-2.

Il veicolo ha infatti permesso di analizzare uno strato della superficie lunare profondo oltre 300 metri, che prima d’ora non era mai stato studiato in tale dettaglio. Quest’analisi è stata recentemente pubblicata in uno studio su Journal of Geophysical Research a firma di un team internazionale composto da ricercatori provenienti da Cina, Stati Uniti e Gran Bretagna.

Utilizzando i dati raccolti dal Lunar Penetrating Radar (Lpr) a bordo del rover Yutu-2, gli scienziati hanno rilevato la struttura stratificata della porzione lunare analizzata, situata nel Bacino Polo Sud-Aitken, nella cosiddetta ‘faccia nascosta’ della Luna.

Giunto sulla superficie lunare nel gennaio 2019 a bordo della sonda cinese Chang’e-4, da oltre quattro anni Yutu-2 fornisce informazioni preziose sulla geologia del lato nascosto del nostro satellite. In particolare, lo strumento Lpr consente al rover di inviare segnali radio in profondità attraverso la superficie lunare, per poi registrare gli ‘echi’ di ritorno – ovvero le onde radio che rimbalzano sulle strutture sotterranee. Questo permette di creare una mappa del sottosuolo lunare con un dettaglio impossibile da raggiungere dall’alto attraverso gli orbiter.

Nel 2020, gli scienziati avevano già utilizzato i dati du Yutu-2 per mappare circa 40 metri al di sotto della superficie lunare. Il nuovo studio si spinge ancora oltre, identificando per la prima volta almeno 5 grandi strati di materiale a partire dai 90 metri sotto la superficie lunare. Questi strati hanno spessori che vanno dai 20 ai 70 metri, e secondo gli autori dello studio corrispondono a diverse colate di basalto.

Un risultato che può contribuire a comprendere meglio la storia del nostro satellite. È opinione condivisa nella comunità scientifica che la Luna si sia formata 4,51 miliardi di anni fa a partire dalla Terra, a seguito dell’impatto con il nostro pianeta di un oggetto delle dimensioni di Marte. E proprio come la Terra, la giovane Luna conteneva nel mantello grandi quantità di magma, spinte verso la superficie lunare da una serie di eruzioni vulcaniche.

I nuovi dati raccolti da Yutu-2 mostrano come questo processo sia rallentato nel tempo.  Lo spessore degli strati di basalto infatti diminuisce con il diminuire della profondità, il che suggerisce un tasso di emissione lavica progressivamente minore nel tempo. Un dato interessante per comprendere meglio l’evoluzione del nostro satellite, il cui lato nascosto continua a riservare nuove sorprese.

Immagine in apertura: il rover cinese Yutu-2 sulla Luna, visto dal lander Chang’e-4. Crediti: Cnsa