Mangia abbondantemente ma, rispetto ad altri suoi simili, lo fa in maniera pacata: è il buco nero super-massiccio che risiede nel ‘cuore’ della galassia di Andromeda, la cui condotta ha suscitato l’attenzione degli astrofisici. Il comportamento relativamente tranquillo di questo elusivo oggetto celeste è al centro di uno studio pubblicato su The Astrophysical Journal, basato sui dati di Spitzer della Nasa; la missione di questo telescopio spaziale è terminata il 30 gennaio 2020, ma dal suo archivio emergono ancora informazioni preziose per la comunità scientifica.

Quando i buchi neri super-massicci ingoiano gas e polveri, questo materiale prima di cadere nelle loro ‘fauci’ si riscalda e produce una luminosità molto intensa, che talvolta è in grado di superare anche quella di un’intera galassia gremita di stelle; tuttavia, se il materiale viene ingerito in blocchi di differenti misure, si verificano delle oscillazioni nella luminosità di questi ‘buongustai’ cosmici.

Non tutti però si comportano in maniera così incostante: i buchi neri super-massicci al centro della galassia di Andromeda e anche della Via Lattea banchettano con molta tranquillità e senza variazioni significative di luce. Gli studiosi ritengono che essi si nutrano di un flusso di ‘cibo’ di dimensioni contenute ma stabile, invece di procedere a blocchi. Il flusso si avvicina ai buchi neri lentamente, creando una spirale che scorre come l’acqua in uno scarico. Nelle immagini che Spitzer ha scattato alla galassia di Andromeda gli scienziati hanno appunto notato delle correnti di polvere che si estendono per migliaia di anni luce e scorrono verso il ‘golosone’ centrale.

Questo scenario è stato oggetto di simulazioni informatiche per comprendere, nel corso del tempo, il comportamento del materiale in prossimità del buco nero: i modelli hanno mostrato che si potrebbe formare un piccolo disco di gas caldo proprio nelle vicinanze di questo oggetto celeste, fornendogli nutrimento in via continuativa. I flussi, però, devono rispettare determinati parametri in termini di dimensioni e velocità di movimento altrimenti il materiale cadrebbe nel buco nero in grumi irregolari.

Lo studio, oltre a gettare nuova luce sulle dinamiche che animano le galassie, evidenzia anche l’utilità di riesaminare i dati d’archivio da cui possono spesso emergere nuove prospettive di ricerca.

In alto: la galassia di Andromeda vista dal telescopio Spitzer della Nasa (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech)

In basso: la galassia di Andromeda in un’immagine di Spitzer che mette in rilievo le polveri (Crediti: Nasa/Jpl-Caltech)