I dati di Webb hanno rilevato emissioni di metano su una nana bruna, caso piuttosto inusuale per un corpo così freddo, che sembra diano luogo al fenomeno delle aurore.

Ma questi oggetti, che non vengono colpiti da fonti di calore, così come accade per la Terra, Giove e Saturno, come lo producono?

Tutto è iniziato quando un ricercatore del Museo Americano di Storia Naturale, Jackie Faherty, ha potuto utilizzare il telescopio spaziale per osservare 12 nane brune. Questo tipo di oggetti, sono stati censiti a migliaia nei pressi nel nostro Sistema Solare, si tratta di corpi più massicci dei pianeti ma più leggeri delle stelle.

La squadra di Faherty, dopo una serie di osservazioni, i cui i risultati sono stati pubblicati su Nature, ha notato un’anomalia sorprendente su W1935, una nana bruna a 47 anni luce dalla Terra: emetteva metano, fenomeno mai osservato prima su corpi freddi.

«Il gas metano è previsto nei pianeti giganti e nelle nane brune, ma di solito lo vediamo assorbire la luce, non emetterla – ha detto Faherty – All’inizio eravamo un po’ disorientati su ciò che stavamo vedendo, ma alla fine il tutto si è trasformato in emozione pura per questa scoperta».

Ma le sorprese non erano finite. Il modello computerizzato presentava un’inversione di temperatura su W1935, fenomeno dove l’atmosfera diventa più calda con l’aumentare dell’altitudine e che si manifesta su pianeti che orbitano attorno a stelle. «Siamo rimasti piacevolmente impressionati quando abbiamo visto che il modello prevedeva, in modo chiaro, un’inversione di temperatura – ha detto Ben Burningham dell’Università dell’Hertfordshire e coautore dello studio – Ma dobbiamo anche capire da dove provenga quel calore extra nell’atmosfera superiore».

Gli studiosi hanno preso come riferimento il Sistema Solare. Le particelle ad alta energia provenienti dal Sole, che interagiscono con i campi magnetici e le atmosfere dei pianeti, riscaldando gli strati superiori e generano le aurore. Eppure, senza una stella ospite per W1935, il vento solare non può contribuire alla spiegazione.

Ma la soluzione potrebbe comunque arrivare dal nostro Sistema Solare. Sono le lune attive dei giganti gassosi che, espellendo materiale, contribuiscono al fenomeno delle aurore: il mondo vulcanico di Io su Giove e i geyser di Enceladus su Saturno. E quindi, sebbene siano necessarie ulteriori osservazioni, i ricercatori sono convinti che una spiegazione per l’aurora su W1935 potrebbe essere una luna attiva, ancora da scoprire.

«Ogni volta che un astronomo punta Webb verso un oggetto, c’è la possibilità di una nuova strabiliante scoperta – ha detto Faherty – Le emissioni di metano non erano state considerate quando abbiamo avviato questo progetto, ma ora che sappiamo della sua esistenza e che la spiegazione è estremamente interessante, sono sempre alla sua ricerca Questo fa parte del modo in cui la scienza avanza».

 

Immagine di copertina: illustrazione di W1935 – Crediti: Nasa, Esa, Csa, Leah Hustak