👉 Seguici anche sul nostro canale WhatsApp! 🚀

 

Sono oltre 3500 e sono entrati a far parte di un censimento riguardante il ‘vicinato’ solare che ha visto lavorare in sinergia astrofisici e cittadini-scienziati: si tratta della cospicua popolazione di oggetti celesti individuati tramite “Backyard Worlds: Planet 9”, un progetto di citizen science promosso dal portale Zooniverse e supportato dalla Nasa. Lo scopo di questo progetto è appunto la mappatura degli oggetti celesti situati entro una distanza di 65 anni luce dal Sole; i risultati dell’impegno profuso dai cittadini-scienziati sono stati illustrati in un recente studio di The Astrophysical Journal.

I dati su cui si è basato il censimento provengono da vari telescopi con differenti specializzazioni; in particolare sono state prese in considerazione le informazioni raccolte dalle due missioni del telescopio spaziale Wise (Wide-Field Infrared Survey Explorer) della Nasa che, dopo la fine della prima missione nel 2011, è ripartito come Neowise nel 2013.

Nell’ambito di “Backyard Worlds: Planet 9” i cittadini-scienziati sono stati coinvolti nella ricerca di oggetti che potevano essere considerati ‘vicini’ tramite il monitoraggio del loro movimento. Un gruppo di appassionati, per poter meglio scandagliare le immagini di Wise, ha persino sviluppato ‘WiseView’, uno strumento informatico che si è affiancato a ‘Stellar Ambassadors’, un altro programma di supporto a questa indagine, sviluppato però dai ricercatori.

Analizzando il censimento finale, gli studiosi hanno notato che nel vicinato solare sono presenti più stelle che nane brune e che gli oggetti celesti con una massa elevata sono poco diffusi. Successivamente, gli oggetti sono stati sono stati catalogati a seconda della massa e sono stati individuati tre differenti valori in relazione ai quali la loro frequenza cambia all’improvviso. Questo dato – spiegano gli astrofisici – è indicativo del fatto che i processi fisici responsabili della creazione dei vari oggetti sono differenti.

Lo studio si è centrato soprattutto sulle nane brune, oggetti celesti a metà strada tra stelle e pianeti: sono più massicce di Giove ma nel loro nucleo non avviene la fusione dell’idrogeno come si verifica nelle stelle anche con massa particolarmente bassa. Gli autori del saggio ipotizzano che i meccanismi di formazione di nane brune e stelle massicce differiscano in qualche modo anche se si ritiene che ambedue gli oggetti nascano dal collasso di nubi di gas e polveri.

Secondo gli studiosi, l’apporto dei cittadini-scienziati nell’identificare gli oggetti da censire, specie le nane brune, è stato fondamentale: il loro lavoro appassionato tra i pixel di migliaia di immagini ha permesso di accelerare i tempi della mappatura, facendo guadagnare ai ricercatori anche 10-15 anni. Questo filone di ricerca non si esaurisce con il censimento: in agenda c’è l’analisi dei dati raccolti dal telescopio spaziale Webb relativamente alle nubi molecolari che racchiudono i ‘semi’ di stelle, pianeti e nane brune.

In alto: elaborazione artistica di una nana bruna (Crediti: Nasa, Esa, J. Olmsted-STScI)