Mentre gli scienziati erano impegnati a riprodurre la mappa della Via Lattea, si sono imbattuti in due flussi di stelle con una composizione chimica ben distinta da ciò che le circondava.
«Quando abbiamo visualizzato le orbite di tutte queste stelle, due nuove strutture si distinguevano dal resto per via della composizione chimica delle loro stelle – ha detto Khyati Malhan del Max Planck Institute for Astronomy (Mpia) di Heidelberg in Germania, e autore della ricerca pubblicata su The Astrophisical Journal – Si tratta di antiche strutture e le abbiamo chiamate Shakti e Shiva». Nella tradizione induista Shakti e Shiva sono una coppia divina che si unisce per creare l’Universo. L’idea, infatti, è che questi flussi si siano formati agli albori del cosmo e fusi con la Via Lattea quando ancora non aveva l’aspetto attuale.
Gli elementi che hanno portato a questa scoperta provengono dall’ultima pubblicazione dei dati di Gaia (Dr3), la sonda dell’Esa lanciata nel 2013, che oltre alla capacità di determinare la posizione e il moto di ogni stella, può rilevarne anche la composizione utilizzando una sorta di ‘archeologia galattica’ (lo studio della composizione chimica delle stelle con lo scopo di risalire, attraverso di esse, alla storia evolutiva della galassia).
«La Via Lattea è una spirale che si stima contenga dai 100 ai 400 miliardi di stelle. Per comprendere la storia della sua formazione è fondamentale poter distinguere e caratterizzare le stelle che la compongono – spiega Cristina Leto, referente della missione Gaia presso l’Agenzia Spaziale Italiana – Tale studio è possibile combinando le informazioni sulla composizione chimica con quelle relative all’età e alla dinamica stellare. Grazie alle osservazioni di Gaia, gli scienziati hanno riconosciuto stelle composte da materiale primordiale, e altre che, invece, contengono metalli più pesanti».
Sia Shakti che Shiva contengono una massa di circa 10 milioni di Soli che si sta dirigendo verso il cuore della galassia; l’età delle loro stelle varia dai 12 ai 13 miliardi di anni. «Le stelle sono così antiche che sono prive di molti degli elementi metallici pesanti creati più tardi nel corso della vita dell’Universo. Questi metalli pesanti sono quelli forgiati all’interno delle stelle e dispersi nello spazio quando muoiono. – ha detto Hans-Walter Rix dell’Mpia, coautore della ricerca e principale ‘archeologo galattico’ – Le stelle nel cuore della nostra galassia sono povere di metalli, quindi abbiamo soprannominato questa regione il ‘povero vecchio cuore’ della Via Lattea».
«Questo evidenzia ancora di più come la precisione e la ricchezza che i dati astrometrici forniti dal satellite Gaia in questi 10 anni di missione siano importanti per studiare la formazione e l’evoluzione della nostra Galassia assolvendo in maniera straordinaria al suo compito principale e non solo» ha concluso Leto.
Immagine di copertina: illustrazione che mostra una vista reale della banda della Via Lattea nel cielo. I punti gialli mostrano la posizione delle stelle del flusso Shakti. I punti blu mostrano la posizione delle stelle dal flusso Shiva – Crediti: Esa/Gaia/Dpac/K. Malhan
Immagine nel testo: distribuzione delle stelle secondo la metallicità – Crediti: Khyati Malhan, Hans-Walter Rix